Parchi e democrazia, due esempi: da Draghi a Portofino

Primo esempio
L’idea iperbole del Primo Ministro Mario Draghi, secondo il quale l’intera Italia dovrebbe essere considerata sito UNESCO, ricorda un poco quella di quelli che vorrebbero tutta la Regione Abruzzo trasformata in Parco Nazionale! Follia per follia, anche quella di Draghi potrebbe avere senso! Ma se pensiamo che l’Italia è forse la Nazione mondiale con la peggiore forma di tutela di aree protette (naturali, storiche, archeologiche) del mondo, c’è da chiedersi che senso abbiano queste proposte, appunto, insensate, quando dei tanti soldi che verranno dedicati a questi siti col PNRR probabilmente neppure un euro andrà al fine di acquisirli al patrimonio pubblico; ovvero, quello che gli americani farebbero come prima cosa quando parlano di soldi investiti nella tutela dei patrimoni ambientali e culturali. Da noi resta invece l’ultima cosa e, forse, neanche questa! Si pensi che la stessa UE quando richiede la conservazione dei Siti di Natura 2000 ed offre soldi per i tanti (spesso inutili!) progetti (Life o meno), ha stabilito che è tassativamente proibito presentare proposte per l’acquisto delle proprietà private per farne delle Riserve Naturali! Ecco, siamo gli ultimi, ma vorremmo insegnare al mondo! Stia attento piuttosto, Draghi, a come saranno spesi quei soldi che col Recovery saranno offerti agli “assalti alla diligenza” dei gestori e amministratori del nostro patrimonio culturale, paesaggistico e naturalistico!
 
Secondo esempio
Intanto, ecco l’ultima dalla Liguria, dove i media in questi giorni hanno riportato una notizia apparentemente buona riguardante il Parco Regionale del Monte di Portofino, ma che oltreché non esserlo affatto, rappresenta anche una contraddizione del sistema legislativo italiano. Antefatto: esistono già non meno di TRE sentenze della Corte Costituzionale che stabiliscono che senza l’assenso formale dei Comuni, lo Stato e le Regioni non possono istituire aree protette. Ebbene, il primo ad ignorale è stato il TAR del Lazio che con una propria sentenza ha fatto obbligo al Ministero della Transizione Ecologica di tracciare i confini (di fatto, istituire!) il Parco Nazionale del Monte di Portofino ampliando i confini di quello Regionale. Un ampliamento previsto per legge, in quanto così aveva deciso un precedente governo nel 2017, addirittura stanziando già i fondi per il nuovo Parco Nazionale prima ancora di darvi forma! Peccato che su 11 Comuni coinvolti solo una parte minoritaria abbia dato il proprio assenso! Il che vuole dire che non tutti sono d’accordo. Ora, qualora lo Stato adempisse a quanto stabilito dal TAR, e anche uno solo dei Comuni contrari impugnasse poi il Decreto istitutivo del Parco fino a portarlo alla massima istanza, ovvio che la Corte Costituzione non potrebbe che emettere una nuova sentenza di annullamento per tutti quei territori in cui non vi sia l’atto formale (deliberazione comunale) di assenso al Parco. Allora, perché si insiste tanto, e in modo antidemocratico, per istituire questo ennesimo inutile Parco Nazionale? Mistero della politica italiana o, meglio, nessun mistero: ad attrarre pare sia il tintinnare di danari che l’istituzione del Parco Nazionale porterebbe nelle casse dell’ente che lo gestirebbe! Infatti, i fautori (politici e ambientalisti) nel sostenere la proposta non parlano dei beni naturali che si vorrebbe proteggere (perché non esistono!) ma solo dei soldi che arriverebbero nelle casse del nuovo ente inutile!
 
La regola fondamentale della protezione della natura secondo saggezza, anche se non è mai stata stabilita se non dall’Associazione Wilderness, dovrebbe recitare, soprattutto per il nostro Paese, Parchi più piccoli ma Parchi più seri. Peccato che per i politici e per tanti animalisti/ecologisti/ambientalisti italiani, una tale SAGGIA regola sarebbe vista come il fumo negli occhi! Parchi ovunque purché ci siano le macchie verdi sulle carte è infatti la loro regola, anche se poi quelle macchie sono verdi solo sulla carta, in quanto si tratta spesso di territori che comprendono paesi, strade e coltivazioni ovunque; e anche le poche parti naturali, sono quasi sempre anch’esse sventrate da opere di ogni genere per favorire l’esbosco e il turismo (in Liguria, addirittura nelle Riserve Naturali di proprietà pubblica, e col tacito silenzio del mondo ambientalista!). In pratica, non già Parchi per difendere ciò che di bello e naturale è rimasto, ma industrie del turismo per sfruttare all’osso anche quel poco di integro e meritevole di salvaguardia che era rimasto (ha ragione Vittorio Sgarbi quando scrive – ieri su il Giornale – che per i politici – lui si riferisce ad uno in particolare, ma vale per tutti – “Tutto è industria e sfruttamento. Tutto è consumo”, e anche ed ovvero: “luoghi comuni del più triste capitalismo”. O meglio, una “deriva consumistica e capitalistica”).
 
Va precisato a chi ne ignori il territorio, che sul Monte di Portofino quel poco di meritevole di essere salvaguardato è solo quella parte che fu protetta nel 1936 (con una legge “parchista” tra le più democratiche mai approvate in Italia, e addirittura, e per assurdo, svilita in seguito col passaggio dal regime fascista a quello democratico!), nonché la limitata parte settentrionale del monte e quella lungo la costa marina, entrambe poi protette in un Parco Regionale e in un’area marina protetta. Per questo territorio esiste solo un’esigenza, meritevole di essere presa in considerazione secondo i crismi internazionali: la designazione di un’Area Wilderness che comprenda il selvaggio versante marino della montagna e la fascia di mare limitrofa ad esso. Questo, se fossimo un paese serio! Invece si vuole ampliare il Parco Regionale su un territorio interno che tutto merita, compreso la difesa del suo paesaggio, ma non già un Parco Nazionale, visto che è soprattutto un insieme di case e aree urbanizzate, oliveti e coltivazioni e scarni tratti boschvi! Il tutto, peraltro, in assoluta totale proprietà privata! E, ciliegina sulla “torta” (perché è un torta politicamente parlando!) addirittura un tratto dell’Autostrada A 12! Ovvero, un territorio che peraltro è anche già protetto da varie tipologie di vincoli paesaggistici, ambientali e urbanistici, i quali hanno una sola unica esigenza: quella di essere fatti rispettare!
 
Ah, dimenticavo: certo, su quell’area non vi esiste un divieto di caccia! Che sia questo “necessita” che stuzzica almeno il mondo ideologizzato  animal/ambientalista a richiedere e sostenere la proposta di inutile Parco Nazionale? Una proposta che inizialmente avrebbe dovuto addirittura estendersi su ben 14mila ettari, poi ridimensionata a “soli” 5.363? Questo a fronte di un’area veramente meritevole di tutela che è di soli circa mille ettari (quella originaria e già protetta dal 1936)! Ma così va l’Italia iper ambiental-ecologista spesso per le cose e/o le aree inutili! O, come ha scritto Sgarbi, per creare non già aree protette per la natura, bensì “industrie turistiche” che giustifichino finanziamenti e appalti pubblici, e che creino e portino profitto!

    

Murialdo, 31 Luglio 2021                                                
Franco Zunino
Segretario Generale AIW