DOCUMENTO SULL’ORSO BRUNO MARSICANO

L’Orso bruno marsicano, simbolo dell’AIW, nella più bella e ormai storica foto, quando non era ancora divenuto un barbone! – Foto Franco Zunino

DOCUMENTO UFFICIALE AIW

SALVARE L’ORSO BRUNO MARSICANO
(Approvato dal Consiglio Direttivo con Deliberazioni N. 18/2014 e N. 24/2020)

 

SENSO PRATICO E RAGIONEVOLEZZA

Se è giusto analizzare le cause di ogni morte di orso, che potrebbero motivarsi per sempre nuovi eventi, comunque singoli o singolari, è invece il caso di andare soprattutto alla radice del problema fondamentale, ovverosia al perché dello sbandamento della popolazione e al perché della presenza sempre più frequente e lontana di orsi al di fuori del Parco Nazionale d’Abruzzo. I problemi si risolvono andando alla loro fonte, non con iniziative che finiscono solo per curare i sintomi ma non le cause che li creano.

LE 6 PRIORITÀ D’INTERVENTO

1)Severo controllo turistico su gran parte dei territori selvaggi del Parco, da gestirsi come Aree Wilderness, con ingresso a numero chiuso ed accesso interdetto assolutamente in alcuni settori prioritari da riservare all’orso (zone di rifugio, di svernamento, parto e/o svezzamento durante i primi mesi di vita), senza deroghe di sorta motivate da necessità di visite turistiche controllate e/o di studio o educative e che non siano motivate da effettive esigenze.

2)Coltivazione cospicua di terreni agricoli strategicamente posizionati in località idonee, con colture a perdere di carote e cereali appetiti dall’orso, nelle aree di fondovalle e media montagna, possibilmente con la difesa di alcuni di essi, considerati di prioritaria importanza, con la realizzazione di “Recinti Finamore”.

3)Incentivazione della pastorizia ovina spontanea, anche con iniziative di diretta gestione da parte degli apparati pubblici (con tempestivo risarcimento dei danni di lupi ed orsi, e rimborso agli allevatori di tutte le perdite, anche indirette, con acquisto a cura dell’ente pubblico e consegna immediata di capi, come rimborso, ai pastori e/o allevatori per quelli persi). Possibilmente con la realizzazione di “greggi pubblici” ovvero di proprietà pubblica, a gestione brada o condotta da personale dipendente o convenzionato. Protezione di stazzi ed apiari con recinti elettrificati solo se controbilanciata dalla presenza in zona di suddetti nuclei di pecore “pubbliche” e di apiari “pubblici”.

4)Controllo severo del cinghiale e del cervo nella zona del Parco e nelle sue aree circostanti, con drastica riduzione del loro numero mediante abbattimenti selettivi; possibilmente con abbandono di tutte o parti delle carcasse quali fonti alimentari per l’orso e/o comunque da disperdere “a caso”; forma di distribuzione da adottare anche per animali domestici morti o macellati a questo specifico scopo.

5)Blocco assoluto di ogni progetto di sviluppo urbanistico al di fuori delle zone abitate e/o abitabili (ovvero le zone D del Parco) nell’area di habitat primario dell’orso, sia all’interno che all’esterno del Parco, possibilmente con designazione autonoma di Aree Wilderness comunali per tutte le parti rimaste selvagge; da gestirsi con criteri compatibili con l’utilizzo delle risorse naturali rinnovabili.

6)Condivisione dell’importanza di creare una banca genetica dell’Orso marsicano da potersi eventualmente utilizzare in un futuro caso di emergenza. Ma assoluta opposizione a qualsiasi forma di introduzione di esemplari per rinsanguamento della popolazione con provenienza straniera e soprattutto balcanica, almeno fino a quando non sia stato attuato quanto ai precedenti Punti da 1 a 5, ovvero si sia fatto tutto il possibile per salvare l’esigua e ancora feconda popolazione originaria.

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