CIÒ CHE DISTINGUE UN PARCO NAZIONALE DA UN’AREA WILDERNESS: L’ESEMPIO DEL CILENTO

“Esiste un punto ben preciso in ogni paesaggio naturale in cui le opere antropiche dovrebbero essere fermate” Arthur Carhart

Nell’immaginario collettivo un Parco Nazionale viene rappresentato come un luogo in cui non può essere realizzato nulla e dove tutto è riconducibile alla tutela dell’ambiente…..…. nulla di più falso!
Nei nostri Parchi Nazionali – anche in zone di maggiore tutela – è possibile realizzare opere antropiche purché esse siano finalizzate a scopi scientifici (ad esempio, lo studio di una determinata specie vegetale o animale) oppure realizzate per scopi turistici.
Per dovere di cronaca, una decina di anni fa la sezione dell’AIW del Cilento, presieduta dal professore Angelo Galzerano (un cacciatore), presentò alla stampa un dossier e alla procura di Vallo della Lucania un esposto elencando una serie di costruzioni realizzate nel Parco, tra tutte, la costruzione di una struttura ricettiva sul monte Bulgheria (realizzata dallo stesso Ente Parco).
Prima dell’istituzione del Parco, la vetta di quella montagna era immacolata e selvaggia, con brigate di coturnici e beccacce che, dopo ore di cammino, qualche fortunato ed eroico cacciatore aveva il piacere e la fortuna di insidiare. Oggi c’è una costruzione voluta e realizzata dal Parco per portarvi turisti, senza alcun rispetto del territorio.
Stiamo parlando di un luogo ameno in cui non sarebbe possibile costruire!
Per la legge quadro sulle aree protette, l’unico vero divieto, per ragioni a tutti noi note, è l’esercizio dell’attività venatoria!
Da trenta anni l’AIW si batte per diffondere il “concetto di wilderness”, e l’applicazione di tale concetto è nell’istituzione delle aree wilderness: queste realizzano una tutela estremamente rigida contro la manomissione del territorio ancora inalterato (nelle aree wilderness non si può realizzare nessuna costruzione), ma elastica in quanto alla fruizione delle risorse rinnovabili (caccia, pesca, raccolta di frutti del sottobosco ecc.).
E’ importante precisare che le aree wilderness non sono un’invenzione dell’AIW, ma un’estensione in ambito italiano delle esperienze della Wild Foundation www.wild.org che, muovendosi nell’ambito ONU, promuove la tutela degli ultimi spazi incontaminati del pianeta.
La più recente classificazione delle aree protette approvata dall’UICN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura), pone le aree wilderness subito dopo le riserve integrali e prima dei parchi nazionali, così definendole: “area di terra e/o di mare di vasta estensione che conserva i suoi caratteri naturali integri, priva o quasi di insediamenti umani, protetta e gestita per preservarne le condizioni naturali. Obiettivi gestionali: Protezione integrale atta a: assicurare alle generazioni future l’opportunità di godere di zone indisturbate; di mantenere gli attributi fondamentali dell’ ambiente; permettere l’accesso al pubblico in modo controllato; permettere alle comunità locali di mantenere il loro stile di vita.”

Sarebbe auspicabile, soprattutto per i cacciatori, una legislazione in Italia che prevedesse le aree wilderness, affermando così un modo nuovo di concepire l’ambiente.
Non a caso quando in Finlandia si è voluto tutelare i territori abitati dai lapponi, si è preferito istituire una forma di tutela più vicina alla aree Wilderness che ai Parchi Nazionali.
Ho aderito all’AIW perché la consideravo, e la considero tuttora, l’unica associazione ambientalista in grado di coniugare le esigenze dell’uomo legate all’uso tradizionale del territorio e la tutela dell’ambiente.
Ciò che ci differenzia dagli altri ambientalisti è il modo di concepire l’ambiente. La maggior parte di essi vuole principalmente soddisfare le esigenze di visitatori domenicali (pranzi in agriturismi in campagna, visite delle oasi di questa o di quella associazione con sentieri obbligati – e tanto di cartellonistica – per cui la passeggiata si trasforma in una visita di un museo all’aperto).
Ciò che è stato dimenticato è il rapporto primordiale con la natura: l’uomo di città ne è ormai sempre più lontano, non vuole farne parte, vuole solo visitarla!
Noi, a differenza degli altri, vogliamo vivere il territorio, vogliamo che l’uomo sia parte del cerchio della vita, vogliamo compiere in maniera rituale ciò che l’uomo ha fatto da sempre!
Ecco perché sempre più cacciatori aderiscono all’AIW, sentendosi sempre più parte attiva delle dinamiche di conservazione degli spazi selvaggi!

Avv. Giancarlo D’Aniello
Consigliere Nazionale dell’AIW
Salerno