Italia: Parchi “virtuosi”?

  1. Incredibile, secondo la Carta Europea del Turismo, l’Italia sarebbe  “il paese europeo con più parchi virtuosi”! Con più Parchi certamente si, che siano “virtuosi” ce ne passa! A meno che il giudizio, come probabilmente è, sia basato solo sull’aspetto turistico. Ed in effetti i nostri Parchi sono, di fatto, piuttosto Aree per la Ricreazione, come li definirebbero in America, paese serio per queste cose, e non già “Parchi Nazionali” o altre loro forme similari. A stabilire quanto sopra è stato ovviamente il Parlamento europeo nella sua Carta Europea del Turismo Sostenibile. Peccato che questa “sostenibilità” da noi faccia spesso a pugni con la conservazione della natura e della biodiversità. Infatti, non per nulla, la nostra Federparchi ha ritenuto questo riconoscimento “uno strumento prezioso per garantire la sostenibilità delle attività turistiche nei parchi”. Ecco, come si suole dire, la pezza peggio del buco!
  2. Gira che ti rigira, mettila come vuoi, in Italia i lupi non si possono comunque toccare! Il buon senso (pratico!) e la ragionevolezza servono a poco, se anche chi gli si affida, mette poi paletti a non finire. Come, ad esempio, ha di recente fatto Luigi Boitani in una sua intervista sul problema, facendo riferimento ai primi abbattimenti effettuati in Svizzera (peccato che avrebbe potuto citare alcune nazioni nordiche – Norvegia, Finlandia – o gli USA, dove lo stesso buon senso e ragionevolezza hanno portato e portano ancora alla riduzione della presenza del lupo mediante abbattimenti! Invece, si continua o con i veti assoluti, o con proposte palliative che è come dire che i lupi non si toccano e basta (in fondo, tirare sempre fuori la fola dei cani da pastore abruzzesi, o dire che di lupi se ne potrebbe abbattere il 5% – una delle proposte di Boitani –, questo significa!). Allora, tanto vale dirlo alla luce del sole e a chiare parole, e non mistificando come si usa sempre fare in Italia. Ad esempio, ci fosse mai qualcuno che dicesse: chiediamo un parere a quelle nazioni dove i lupi li contengono mediante abbattimenti controllati. Si potrebbe dire, mistero. Ma non è un mistero: è un NON VOLER INTERVENIRE!… Allora è meglio che non si sappia, e che l’opinione pubblica creda che al mondo nessuno uccide i lupi! … Fino a quando non succederà quello che nessuno si augura!
  3. Finalmente una Regione che ha fatto il proprio dovere nel voler rifondere agli allevatori i danni che ricevono dai lupi! E’ la Regione Piemonte, la quale, con un bando ha stabilito che «Viene riconosciuto il risarcimento anche per i capi dispersi a seguito dell’evento predatorio se inseriti nel verbale Asl. Il bando prevede il rimborso diretto agli allevatori che hanno denunciato la predazione, pari al 100% del valore commerciale del capo. Vengono inoltre riconosciuti i danni indiretti da predazione per le spese veterinarie e farmaceutiche per gli animali feriti; per la rimozione e smaltimento dei capi, per il risarcimento delle perdite di produzione.» Quello che non è chiaro è il significato del bando. Perché un bando (è il terzo emesso quest’anno, dice la notizia di stampa)? Non era più comprensibile stabilire che i danni veniva così rimborsati a prescindere dal budget? Un bando con base finanziaria prestabilita rischia di lasciare fuori tanti danneggiati, qualora non rispondano in tempo (magari per ignoranza) o per mancanza di fondi. Ma magari è solo dovuto a ragioni amministrative di cui non si è a conoscenza. L’importanza di questa iniziativa ha anche un altro aspetto, non meno importante: finalmente si verrà a sapere quanto danno reale i lupi fanno agli allevatori, visto che da decenni le varie leggi regionali in merito, non prevedono mai o quasi mai, il saldo del 100% REALE (in realtà manca ancora il danno affettivo, difficilmente valutabile, ma esistente, come sanno molti pastori e allevatori: se a morire fosse un cane famigliare, e si portasse la cosa in tribunale, certamente qualche giudice ne stabilirebbe il diritto!). E allora, forse, di fronte all’ammontare reale dei danni da rifondere finalmente il mondo della politica avrà il coraggio di fare quello che va fatto per ottenere dall’Europa l’autorizzazione a ridurre il numero dei lupi (unico concreto modo per ridurre i danni).
  4. Il Sottosegretario Vittorio Sgarbi, Presidente Onorario dell’AIW, dopo le polemiche scaturite a seguito di alcuni servizi giornalisti apparsi nei giorni scorsi sul quotidiano La Repubblica, in un’intervista rilasciata a Il Giornale, attaccando il FAI, associazione ambientalista schieratasi a favore dell’eolico e del fotovoltaico, ha dichiarato: «Sostiene che il paesaggio non è intoccabile? Non mancheremo allora di fare installare un campo fotovoltaico davanti al castello di Masino, gestito dal Fai, dove Giulia Maria Crespi riuscì ad evitare la realizzazione di un mega parco giochi. E metteremo una selva di pali eolici galleggianti davanti l’Abbazia di San Fruttuoso, sempre del Fai, per educare i giovani alla difesa del ‘paesaggio sostenibile’». E poi, sul futuro di nuovi parchi eolici: «Mi batterò col ministro dell’Agricoltura Lollobrigida e con Fabio Rampelli in difesa dell’agricoltura, per annullare i decreti con cui Draghi ha concesso sei nuovi parchi eolici in Puglia e in Basilicata. Si riparta dall’agricoltura, dal paesaggio agricolo che esaltava Pasolini. Che è Pasolini, non Bonelli». Bravo Sgarbi: non è che per salvare il Pianeta lo si debba sfregiare. Ci sono valori estetici e spirituali ben al di sopra di quelli materiali, tanto più che le colpe dell’uomo non è che siano poi così tanto certe. E sarebbe grave scoprirlo dopo che avremo rovinato il Pianeta! Rovina per rovina, conviene attendere: se non altro avremo spazi e territori integri, anche se desertificati!
  5. In Basilicata c’è stato scontro tra la Soprintendenza ai Beni Ambientali ed il Consiglio di Stato, il quale ultimo ha “bacchettato” la prima e così la Regione ed anche il TAR per una sua precedente sentenza. La questione del contendere è che il primo organo (Regione e TAR compresi) aveva proibito la realizzazione di una torre di mini eolico sostenendo che danneggiava il paesaggio, solo che dove la si voleva realizzare, di torri eoliche ce ne era già una selva. E allora è ovvio che il danno paesaggistico non esisteva più. Quindi il Consiglio di Stato ha dato ragione a chi la voleva costruire. Ecco, è con posizione assurde come quella di quel veto che si svilisce la forza dei vincoli là dove veramente i paesaggi sono ancora integri e meritevoli di essere salvaguardati, non sprecarsi (come fanno tanti ambientalisti) in battaglie che portano, bene che vadano, a vittorie di Pirro. Eppure è successo e succede speso di associazioni ambientalisti impegnate in battaglie di retroguardia, a fronte di silenzio assoluto su fatti di prima guardia, a volte magari solo perché i secondi non danno visibilità mediatica, mentre la danno i primi, specie quando si tratta di luoghi turistici famosi ma urbanizzati all’inverosimile! E allora, ecco che nessuno o pochi difendono le sconosciute montagne selvagge, e tanti si battano per famose coste urbanizzate, citta e paesi dove da salvaguardare è rimasto poco o niente. Una sproporzione di interessamento che desta sempre meraviglia. Eppure succede quasi ogni giorno.
  6. Ancora uno scandalo italiano in Sud America! Anche così ci facciamo conoscere! Survival International ha infatti denunciato all’OCSE l’azienda italiana Pasubio per la “deforestazione illegale del territorio degli Ayoreo Totobiegosode del Chaco paraguaiano”. Deforestazione per fare spazio agli allevamenti del bestiame produttore di pellame che poi viene importato in Italia per “realizzare interni, sedili e volanti di molte case automobilistiche”. Pare infatti che “quasi tutti i 2 terzi delle pelli esportate dal Paraguay ogni anno nel mondo vanno alle aziende italiane, e principalmente a Pasubio”. Tra l’altro, questo avviene nell’ambito di un’area vasta 550.000 ettari che nel 2001 il governo ha formalmente assegnato ai popoli indigeni come “Patrimonio naturale e culturale del popolo indigeno Ayoreo Totobiegosode”; solo che “ad oggi le autorità hanno loro trasferito titoli di proprietà solo su alcune migliaia di ettari di terra”!
  7. Ecco, finalmente la grande notizia: con la fusione nucleare si potrà avere (si spera presto!), tanta energia, a costi ridotti, non inquinante, non produttrice di CO2, a tempo indefinito (che piova o meno, che ci sia il sole o meno, che ci sia il vento o meno). In pratica, il sole in terra! Ma, riflessione: non è che ci sia poi tanta diversità dalla vecchia fissione (salvo per l’inquinamento – che però finora di problemi ne ha creati meno di quanto si è mistificato, ed anzi, da noi le vecchie scorie sono ancora là dove stavano con tutti i rischi del caso, quel rischio che non si voleva correre e per evitare il quale si è deciso di chiudere tutte le nostre centrali – alla quale abbiamo rinunciato a causa dello sciagurato referendum del 1987. Nel frattempo abbiamo paesaggisticamente rovinato mezza Italia, in molti casi senza possibilità di rimedio. Ecco, ora, visto che la strada è stata aperta, cerchiamo di non utilizzare i prossimi trent’anni per dare il colpo definitivo a ciò che resta di bello in Italia, visto che sappiamo che al massimo entro trent’anni (perché non è escluso che ci si arrivi prima, visti i passi sempre più veloci della scienza) avremo la soluzione a tutti i problemi. Se c’è un momento per cominciare a dire, facciamo il minimo indispensabile, è proprio questo a partire da oggi! Speriamo che la voracità di chi con le centrali “ecologiche” ci ha fatto i soldi e conta di farsene ancora tanti altri, sia fermato dalla politica (almeno quella più onesta!).

   

Murialdo, 14 Dicembre 2022                                                 Franco Zunino

                                                                                   Segretario Generale AIW