Ancora sul Lupo… e sulla tragedia dell’Isola d’Ischia Commentata dal geologo Mario Tozzi

  1. Che strano naturalismo stiamo vivendo. Un tempo si segnalavano, scoprivano e/o riscoprivano specie di fauna nuove o credute sparite quando non estinte. Oggi ormai è divenuto quasi un metodo liberare animali spariti e/o estinti o  e poi, di fatto, “fingere” di scoprirli! Gli esempi sono ormai tanti, specie nel nostro paese, dal lupo alla lince al castoro europeo. Il tutto ebbe inizio con le prime linci liberate nel Parco Nazionale d’Abruzzo e poi, con enfasi, fatto credere a tutti che se ne era riscoperta la presenza (neanche la lince fosse un minuscolo coleottero!). E c’è gente, naturalisti e zoologici che ci hanno creduto, e ancora ci credono! (si veda in merito la storia di questa “scoperta” pubblicata in Wilderness/documenti n. 1/2021). Recente è l’avvistamento di una Lince in Val d’Ayas (Valle d’Aosta), che ovviamente ha provenienza svizzera dove, anche là, la Lince non è mai stata “riscoperta”, ma semplicemente vi fu liberata nascostamente. Non si capisce come in questi nostri paesi europei non si possa procedere con metodo scientifico e democratico (liberal/democratico) di fare queste operazioni in forma ufficiale, come avviene da altre parti del mondo. Comunque, a parte il metodo malandrino con cui da noi certi animali “ritornano”, queste operazioni sono la prova provata di come la vera emergenza ambientale non è il far riprodurre ed aumentare di numero (in fondo basta che ne sopravviva una copia: Noè e la sua Arca insegnano!) tante specie animali a rischio estinzione, ma preservare loro gli spazi naturali selvaggi in cui possano poi vivere con il minor contatto possibile con l’uomo e il suo mondo urbanizzato e coltivato. E non solo, sono anche la prova che da pochi esemplari sopravvissuti si possa giungere a milioni di esemplari (sono tanti i casi che si potrebbero citare, a partire dal bisonte, americano ed europeo), al lupo, alla lice, all’avvoltoio degli agnelli, all’istrice, ecc. Mentre, ciò non è per gli spazi naturali sviliti con strade, centrali eoliche, rifugi, dighe ecc. Perché, come scrisse Aldo Leopold, “la wilderness una volta persa è persa per sempre”. Eppure, quanto entusiasmante interesse per le suddette reintroduzioni (ovvio che ciò sia stimolato dall’innato spirito animalista che caratterizza l’intelligenza umana), e quanto scarso interesse a cercare di salvaguardare i pochi spazi selvaggi rimasti nel nostro paese! Per cui stiamo rischiando di avere sempre più animali addomesticati come l’uomo e che, come l’uomo, preferiscono la civiltà all’antico mondo delle caverne: ma siamo proprio certi che questo sia giusto?
  2. Mentre i cosiddetti “esperti” del lupo (come per gli orsi marsicani, sono sempre più ogni giorno  che passa, perché ormai tale si definisce ogni persona che semplicemente ami questi animali!) continuano a sostenere che il lupo non è pericoloso per l’uomo, ogni giorno che passa nuove notizie di aggressioni si leggono sui media, e, di solito, poi tutte fatte sparire il prima possibile, quando non mai pubblicate! L’ultimo caso sarebbe avvenuto in provincia di Alessandria. Non ci resta che attendere il fatto grave che faccia scattare la solita inchiesta tardiva – che è poi tipica per il nostro paese dove non esiste mai prevenzione, e quando poi la prevenzione si decide, di solito si eccede fino all’inverosimile nei provvedimenti (il più delle volte più per “pararsi il culo” da eventuali responsabilità nel caso di azioni legali con richiesta di danni qualora i fatti dovessero succedere, piuttosto che per evitarli)!
  3. A proposito del lupo e alle conoscenze degli “esperti” come non notare le tante segnalazioni di branchi sempre più numerosi negli ultimi tempi? Segnalati un poco in tutta Italia, a fronte delle smentite delle autorità, che al solito citano perlopiù i dati “scientifici” riportati nei libri e manuali di biologia sulla specie, credute sempre verità assolute anche di fronte a verità che sul campo poi non corrispondono, forse conseguenti al fatto che tutti questi studi sono stati perlopiù effettuati in presenza di popolazioni da molto tempo mantenute numericamente basse proprio da quegli interventi che oggi si negano. Ragion per cui fanno testo i manuali, e gli “esperti” finiscono per essere tali solo su queste basi. Ecco, ad esempio, le ultime segnalazioni documentate di cui si è venuti a conoscenza, di branchi eccedenti i dati riportati in studi e pubblicazioni: la prima è quella ormai quasi storica del branco di 23 esemplari di VERO Canis lupus italicus fotografato nel 2016 tra Opi e Pescasseroli, nel Parco Nazionale d’Abruzzo (segnalazione che, si sarebbe ripetuta proprio quest’anno, sempre da quelle parti, almeno secondo alcune voci); quella di un branco formato da oltre 20 esemplari segnalato nel maggio del 2017 nella Valle del Giovenco del Parco Nazionale d’Abruzzo; quella di un branco formato da forse una ventina di esemplari (o almeno oltre i 14) nella maremma toscana nel novembre scorso (esiste una ripresa video-cellulare); quella di un branco che si disse formato da molte decine di esemplari – in realtà, pare che si parli di una cinquantina! – nella Piana del Fucino nei dintorni di Gioia dei Marsi, dell’autunno scorso (anche in questo caso esisterebbe una ripresa video-cellulare); quello dall’alta Toscana (Mugello) dove è stato segnalato da persona degna di fede l’avvistamento diretto di un branco di 19 esemplari; infine, un’ultima segnalazioni giunge tra Gavi e Novi Ligure (Alessandria), sempre in novembre di quest’anno, con nove – forse 14 – esemplari; infine qui da dove si scrive, in Comune di Murialdo, è stato più volte segnalato un branco di poco inferiore alla decina di esemplari (si ricorda che di fronte alla velocità dei movimenti, non è sempre facile stabilire il numero esatto dei lupi, a meno che filmati o fotografati).  Ecco, e si parla solo di segnalazioni degli ultimi tempi. Eppure gli esperti continuano a scrivere che i branchi raramente sono formati da grandi numeri. Citiamo il massimo esperto: “Il branco di lupi, in Italia, supera di rado 6-7 individui e spesso è ridotto a 3-4 animali”) (solo qualcun altro accenna al fatto che possono giungere anche ad oltre dieci: forse adattandosi proprio sulla base delle ultime segnalazioni)! Ecco: “esperti da manuali”, perché ripetono e riportano pedissequamentequesto, senza un minimo di analisi critica, le “verità” dei manuali!
  4. Non si dovrebbe mai fare politica quando si discute di conservazione della natura, ma, oggi, come non dire: ci voleva la destra per mettere coraggio all’Europa? Almeno per quanto riguarda i grandi predatori e la necessità di sottoporli a controllo numerico (un’ovvietà che la sinistra ambientalista italiana ha sempre negato). Peraltro, va anche riconosciuto che questo interesse della destra non lo si deve al desiderio di salvare la specie, ma piuttosto di evitare danni all’economia dei cittadini che ne subiscono la presenza. Ma tant’è. Va bene anche così. Ed è anzi la prova che non destra o sinistra salvano l’ambiente e la natura, ma il pensiero e la mentalità di alcuni cittadini, che almeno in questo amore, si distribuiscono tra i partiti. Perché, ad esempio, in America è la destra che vuole devastare gli ultimi spazi selvaggi pur di farli rendere economia, ed è invece la sinistra che li vuole salvare. Tornando al lupo, si apprende infatti che il Parlamento europeo in una sua seduta del 24 novembre scorso ha approvato una risoluzione, votata a maggioranza (306 voti favorevoli, 225 contrari e 25 astenuti) con la quale il Parlamento si impegna a promuovere nuove misure per la protezione i grandi carnivori; ovvero una modifica alla Direttiva habitat affinché anche orsi e lupi si possano abbattere per mantenerne basso il numero e, quindi, ridurre i danni che fanno in tutta Europa. Come è stato scritto in un comunicato, “il testo è stato votato compatto dalla destra europea”. Interessante è notare come la stessa Risoluzione richiede che anche i danni vadano rimborsati al 100% reale, come oggi almeno in Italia non avviene affatto. Tutto quanto richiesto avrà ancora bisogno di tempi e, si può immaginare, lunghe trafile legislative, prima che diventi legge (sempre che la maggioranza di destra resti compatta, e che gli emendamenti che sicuramente la sinistra proporrà, non finiscano per annacquare un eventuale norma che consenta un controllo numerico di lupi ed orsi mediante abbattimenti contingentati). Ecco, quindi, che se in America ci vuole la sinistra per salvare la wilderness, e che non sempre si oppone in assoluto al contingentamento dei lupi e dei grizzly, in Europa ci vuole la destra almeno per applicare delle regole di saggezza all’eccessiva presenza di animali predatori. Due opposte visioni politiche che trovano una ragionevolezza nelle loro scelte. Segno che la ragionevolezza sta nel mezzo, perché ogni eccesso di sbilanciamento da regole di saggezza non va mai bene nella difesa della natura. Così come non va bene neppure in politica. Anzi, è proprio in politica che diventa pericoloso per la democrazia sbilanciare le regole per favorire i propri punti di vista (eclatanti alcuni esempi dei nostri tempi)!
  5. Quando si dice, dare merito al merito! E’ notorio come in altre occasioni si siano criticate certe prese di posizione del giornalista Mario Tozzi, noto per la sue conoscenze in campo geologico, ma che spesso sulla stampa, divenuto ormai un tuttologo in campo ambientalista, si cimenta affrontando aspetti del mondo naturale che non conosce affatto, o che conosce solo attraverso le letture e, peggio, condizionato dai suoi sentimenti animalisti. Ieri, trattando del dramma della frana dell’Isola d’Ischia, con cognizione di causa, su La Stampa ha scritto delle grandi verità, quelle grandi verità che spesso la politica non vorrebbe mai sentirsi dire quando si parla dei problemi del dissesto del territorio in Italia. Per non dire poi degli ecologisti che spiegano tutto con gli effetti del cambiamento climatico. Tutti convinti che i fenomeni estremi della natura l’uomo li possa impedire costruendo barriere e/o qualsiasi iniziativa che consenta lo stanziamento di fondi e lavori di ogni genere (che di solito finiscono solo per rendere ancora più insicuro il territorio o, peggio, creando proprio i presupposti per future tragedie!). Eccole: «Certo, l’estremezza del clima ci mette del suo, soprattutto in termini di quantità d’acqua caduta per unità di tempo (…) la natura originaria cancellata e, quando va bene, sostituita da lacerti di paesaggio addomesticato, l’ambiente strapazzato. Case su altre case appoggiate malamente su un terreno per sua natura cedevole e fragile (…) Non possiamo pensare di innalzare muraglioni di cemento su ogni singola località a rischio della penisola e delle isole, primo perché sarebbe orribile e innaturale, secondo perché sarebbe inutile (…) Dai luoghi troppo pericolosi bisogna comunque venire via: se sono abusivi abbattendo quelle costruzioni che il rischio lo hanno creato, perché la sanatoria eventuale non lo potrà mai sanare, se non lo sono aiutando in concreto la delocalizzazione». Viva la faccia! E onore al merito a Mario Tozzi, …con la speranza però, ed il consiglio, che la smetta di occuparsi di cose e problemi che non conosce, come quando scrive e parla di animali selvatici!

Murialdo, 28 Novembre 2022                                                 Franco Zunino

                                                                                   Segretario Generale AIW

 

FOTO: Fonte Ufficiale Carabinieri