Ambientalismo: ragionevolezza versus ipocrisia!

  1. Come nel commercio, quando un fatto o una cosa diventano di moda, tutti che ne parlano e scrivono: cavalcare l’onda della notizia! Ora, col problema del surriscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacciai è divenuto uno di questi argomenti di moda. E allora ecco la scoperta dell’acqua calda, ovvero che i ghiacciai si “sciolgono”. Perché è questo che la gente capisce, ovvero che prima non si scioglievano. E invece, no, i ghiaccia si sono sempre sciolti e si sono sempre ridotti, almeno fin da quando è iniziato il processo del loro ritiro, ovvero, migliaia di anni fa. La diversità è che oggi si stanno ritirando più velocemente perché è aumentata la temperatura globale del pianeta. E allora ecco che tutti ne parlano come se fosse una novità. Chi scrive si ricorda benissimo come di questo fenomeno (allora non era ancora considerato un problema) parlavano solo gli abitanti dei paesi che vivevano sotto i ghiacciai; ad esempio, nelle valli del Gran Paradiso. Era cosa notoria, e si citavano le fasce di ghiaccio perso, la distanza indicata dai ricordi di un tempo. E si era negli ultimi anni del ’60 del secolo scorso! Oggi c’è gente che su questo scioglimento “ci campa”: studi, ricerche, misurazioni, ecc. come se non fosse mai successo prima. Le ultime ce le comunicano dal Parco Nazionale Gran Paradiso (proprio dove si riferiscono i ricordi succitati). La diversità è che oggi è una novità, mentre allora era la regola o una normale conseguenza! Da un punto di vista estetico e anche biologico speriamo che lo scioglimento possa rallentarsi, ma se così non dovesse essere, nulla cambia, perché sempre di un fenomeno naturale evolutivo si tratta. Specie se dovesse essere dimostrato che il fenomeno non è conseguenza o colpa dell’uomo (ad esempio, nessuno ha mai spiegato come mai i ghiacciai delle Montagne Rocciose si fossero sciolti più nei primi decenni del secolo scorso, che non negli ultimi ed in quelli attuali: servizio su un numero dell’Audubon magazine di un decennio o più fa, dixit), ma di processi naturali/universali. Purtroppo, è invece l’uomo che sta distruggendo il pianeta, non i processi naturali quali che essi siano, incendi, alluvioni, scioglimento dei ghiacciai, terremoti e crescita delle montagne, o loro crolli.
  2. Diceva il fu Senatore Giulio Andreotti, che a pensar male si fa peccato ma che spesso ci si indovina. Non è quanto meno strano come negli ultimi tempi sia tanto in auge lo studio ed i confronti tra le popolazioni degli orsi  meridionali dei Balcani (Albania, Montenegro, Grecia) e la popolazione meridionale italiana (orso marsicano)? Eppure questi studi si stanno portando avanti alacremente, sempre facendo “comparazioni” (gli studi si facevano già 50 anni orso sono, ma non si parlava mai di affinità – qualcuno oggi la chiamata “cuginanza”). Se ne stanno occupando WWF e Parco della Majella, almeno a  quanto si è letto e si legge. A quando la notizia che il Dna delle due popolazioni sono se non identici, almeno molto simili? Sarebbe anche logico. Speriamo solo che la notizia finisca lì e che a qualcuno questa eventuale notizia non comici ad istillare l’idea che infondo le popolazioni potrebbero scambiarsi individui per operazioni di rinsanguamento! Se dovesse accadere, sarebbe la fine dell’Orso marsicano, destinato ad “biologicamente annegare” come già è stato fatto con quello del Trentino, i cui pochi individui spontanei sopravvissuti sono stati fusi nel Dna degli orsi sloveni o balcani importati per “salvare” la popolazione, ma che in realtà la hanno di fatto sostituita.
  3. Intanto tra il Parco Nazionale della Majella e quello storico d’Abruzzo, il famoso orso Juan Carrito pare che stia nuovamente scorrazzando tra i paesi, ed in particolare nella sua area di elezione attorno a Roccaraso: dicono, le voci, che si aggiri quasi ogni giorno come un barbone avvicinandosi alle automobili elemosinando cibo sul piazzale del centro sciistico dell’Aremogna. L’Abruzzo novello Yellowstone! Ma non si erano spesi notevoli cifre per un’epica operazione di “rieducazione” di Juan Carrito? Gli si dedicarono per giorni tecnici e “studiosi”, in un recinto di Palena. Fu addirittura fatto venire un esperto dal Canada! Evidentemente quella costosa operazione non è servita a nulla. Juan Carrito ha ripreso la vecchia abitudine insegnatagli dalla mamma Amarena; ovvio, si potrebbe dire. E’ notorio a tutti che l’educazione famigliare è sempre stata vincente su ogni altra forma di educazione o indottrinamento. Il lavaggio del cervello, evidentemente, se funziona con l’uomo in quanto essere non solo senziente ma anche superiormente intelligente, non funziona con gli orsi, forse proprio grazie alla loro scarsa intelligenza “umana”! A proposito: non sarebbe stato più facile, meno costoso e più pratico, aver seminato un poco di campi abbandonati e riportato un poco di pecore al pascolo là dove Amarena si aggirava con i suoi cuccioli? Quando invece fu costretta a scendere nei paesi per trovare qualcosa da mangiare? Ecco, quello Juan Carrito ha imparato a fare, ed anche molto bene… E purtroppo, non solo Juan Carrito, ma anche tanti altri esemplari, regolramente catturati, manipolati, incollarati per l’inutile piacere di “monitorarli”. Ecco, ora pur stando chiusi negli uffici e davanti ad unc omputer, qualcuno potrà dire se che Juan Carrito sta gironzolando sul piazzale dell’Aremogna o in centro a Roccaraso, Scanno o Villalago. Bella soddisfazione!
  4. Salvare boschi ed alberi sulla pelle dei proprietari! Sì, sembra proprio che sia questo lo spirito con cui in tanti si occupano di censire e “far vincolare” boschi invecchiati ed alberi monumentali; boschi invecchiati e alberi monumentali che si sono salvati grazie perlopiù grazie al disinteresse dei loro proprietari, e solo in qualche raro caso grazie alla loro privata e volontaristica volontà di salvaguardarli (come quelli fatti tutela dall’AIW). Ma è mai possibile che in questo nostro “strano” Paese non si riesca a far capire alla gente che un valore sociale deve essere la Società civile a ad acquisirne i diritti e non già ad imporre vincoli a quei membri che per pura casualità a volte possiedono questi valori per i quali hanno magari pagato fior di tasse allo Stato (che poi è la Società civile!) e che al momento di volerli magari far fruttare (leggasi abbattere per farne legname) si vedono vincolati dallo Stato e costretti a pagare loro quello che la Società civile non vuole (o si guarda bene dal volerlo fare!) pagare? E’ democrazia questa? E’ giustizia? In America ci fu un tempo in cui l’appello Ricordatevi di Alamo rappresentò un memento di libertà. Oggi ai nostri ambientalisti è il caso di parafrasarlo in un Ricordatevi di Luna (il famoso albero di Sequoia sempreverde o Redwood, che fu salvato dalla “ragazza sull’albero”, non con un vincolo d’imperio come in Italia tutti i media hanno fatto credere, ma con una raccolta fondi che ne permise l’acquisto da parte di chi la voleva salvare, e donata poi al bene pubblico!); questo per dire quale sia il metodo corretto per difendere certi valori naturalistici.
  5. Siamo proprio in Italia (e, oggi, peggio: in Europa!), mentre tutte le Nazioni con popolazioni di Lupi del resto del mondo provvedono al controllo della popolazione senza troppi problemi, e senza mettere a rischio la specie, noi ci sprechiamo in studi, monitoraggi, censimenti, chiacchiere, proposte, istruzioni sul come comportarsi di fronte al problema lupo: tutto meno che intervenire con il fucile. Come se fossimo l’Alaska o la Siberia (solo che in Alaska e in Siberia, dove se ne potrebbe fare a meno, intervengono!), mentre il nostro è un Paese super urbanizzato e coltivato, dove i lupi sono costretti a vivere a stretto contatto con l’uomo e le sue attività. Dai 100 lupi del 1970 oggi si è passati, “ufficialmente”, ai 3.300: mentre sono forse ormai anche quasi 10.000! Tutto pur di non uccidere il lupo. E, cosa anche peggiore, pur di avere un lupo qualsiasi pur che ci sia il lupo! In fondo la soluzione sarebbe semplicissima: stabilire un numero massimo di lupi che ne mantenga vitale la popolazione (diciamo, non più di 2/3.000 lupi, il che vorrebbe dire non più di un centinaio ogni Regione (e sarebbero già tanti). E ogni anno abbattimento del numero superiore, magari anche con quote di pagamento a chi si voglia fare carico degli abbattimenti ufficiali sotto controllo delle pubbliche autorità, e consentendo agli allevatori e pastori di farlo loro stessi pur che ne segnalino poi i capi abbattuti. Invece, niente. E si lascia che a farlo siano i “bracconieri”, sostenendo che, appunto, non è il caso di farlo ufficialmente perché intanto c’è sempre chi li abbatte illegalmente (solo che poi si fa di tutto per perseguirli e, quindi, evitare anche gli abbattimenti illegali). In pratica, i lupi possono crescete quanto gli pare, e per vivere possono predare di tutto, dalla selvaggina (e sarebbe normale), agli animali domestici di ogni razza, cani di compagnia compresi! E per minimizzare il problema, la prima cosa che si sta facendo è quella suddetta: minimizzare il numero effettivo dei lupi, anche a costo di fare a pugni con la loro biologia e la matematica! PS. Da notare come dopo decenni di chiacchiere sui cani “rinselvatichiti” (che di solito, guarda caso, appaiono solo quando in zona ci sono lupi; infatti così facendo i danni il più delle volte vengono addebitati ai primi!) oggi leggiamo che gli esperti hanno cambiato dizione: li chiamano cani “vaganti”. Ecco, forse ci hanno finalmente imbroccato e così risolto il problema della poca credibilità dei cani inselvatichiti: perché se i prima erano una bufala, cambiandoli denominazione hanno dato credibilità al fenomeno! Infatti, tra le due definizione c’è un abisso, e se la prima non era credibile per ovvie ragioni (chi può dire di aver mai incontrato qualcuno degli stimati 3.000 cani inselvatichiti?), la seconda lo è, perché col termine “vaganti” ci può rientrare anche il cane di casa che se ne va a spasso attorno ai paesi o nelle campagne. E allora sì si può credere alle cifre di migliaia che ci volevano far credere, per sminuire la presenza dei lupi. In Italia siamo sempre stati campioni nel cambiare nome ai problemi per dire di averli risolti: ecco anche in questo caso vale la stessa regola!

Murialdo, 17 Novembre 2022                                                 Franco Zunino

                                                                                   Segretario Generale AIW