Orso Marsicano: ANCORA INIZIATIVE DISCUTIBILI

Quest’autunno un ennesimo comunicato del Parco d’Abruzzo è stato diffuso su vari siti Internet (e certamente ripreso anche dalla carta stampata) sull’avvenuta cattura di una prima femmina di orso “problematico” ovvero “confidente” e, al solito, non possiamo che rimarcare errori e discutibili iniziative che paiono più volte a far allontanare sospetti di inefficienza che non a risolvere il problema dell’Orso marsicano. Andiamo per ordine.
Innanzi tutto va ribadito (almeno da parte nostra) che gli “orsi problematici e confidenti” non sono conseguenti della presenza di allevatori di bovini nel territorio del Parco, ma risalgono a molti anni addietro, quando questa pratica, che ha finito per sostituire l’allevamento ovino in molte zone del Parco e suoi circondari, non esisteva ancora, e risalgono proprio al periodo delle prime catture a scopi di ricerca; ragion per cui logica e buon senso non possono che portare all’idea che proprio a quest’attività possa e debba, probabilmente, addebitarsi il fenomeno dell’addomesticamento che, ripetiamo ancora e per l’ennesima volta, non si era mai verificato prima in Abruzzo a memoria d’uomo. Questi orsi sono stati abituati ai carnai (o esche) ed ai meleti (in verità a suo tempo realizzati più per attrarre gli orsi nel Parco durante i censimenti all’epoca delle prime polemiche sul fenomeno emigratorio-dispersivo che li stava facendo allontanare in cerca di quiete e di cibo) e carotai che venivano predisposti nei recinti di cattura; ed è a questa pratica che caso mai deve farsi risalire l’abitudine degli orsi ad andare a cercare gli accumuli di cibo artificiale nei pressi dell’uomo (che prima trovavano solo nei campi coltivati e grazie agli scavi che dovevano fare gli animali, né più né meno di quanto cercavano e cercano ancora – se mai i cinghiali ne hanno lasciato traccia! – i popolamenti di pancacciolo, di gigaro ed altri tuberi).
La cattura di un orso è sempre un trauma per l’animale, e alcuni di questi orsi sono stati catturati e ricatturati più volte, e forse anche a questa “manipolazione” deve farsi risalire la loro tendenza all’addomesticamento: ma questo saranno gli studiosi del futuro a stabilirlo. E, queste catture, oltre che un trauma, sono anche un rischio: si possono lussare le zampe (o anche peggio!), se catturati con i lacci; e si può rischiare di sbagliare i dosaggi dell’anestetico come ipotesi (ipotesi affatto peregrina ed ovunque sempre presente nei casi di catture similari) con conseguenze che potrebbero anche essere letali (è dei mesi scorsi la notizia di ben due casi verificatisi in Trentino!). Quindi, meno si catturano, meglio è. Catturare gli orsi “confidenti” non ha senso, a meno che non li si voglia rinchiudere in un recinto come è già stata fatto in passato in almeno un caso (prova che il fenomeno risale all’epoca di cui sopra!). Sono i turisti che vanno tenuti lontani dagli orsi con dei divieti; non allontanare gli orsi dai turisti! Se ai carotai si contrapponessero terreni coltivati in luoghi nascosti, sicuramente gli orsi frequenterebbero più facilmente questi che non luoghi dove è forte il sentore della presenza dell’uomo (al quale si avvicinano per necessità, non per desiderio!).
In quanto alla dichiarazione che “al 90% la frattura del femore” riscontrata in questa femmina sia dovuta ad un incidente con un automobile, è più un desiderata che non una realtà, perché di prove non ve ne sono e l’animale può essersi rotto il femore in molti altri modi, tutti plausibili, come: lo scontro violento con qualche maschio; la caduta da rupi (e gli animali cadono dalle rupi più di quanto non si immagini: chi scrive ha personalmente addirittura visto camosci fare questa fine!); ed anche, perché no, per essere rimasto impigliato in quale filo di ferro che ha costretto l’animale a strattonarsi la zampa, chissà, magari fino alla frattura del femore.
Il luogo dove è stato catturato quest’orso e posto ai limiti del Parco (o forse fuori dallo stesso), in una zona prossima alle coltivazioni di carote del non lontano Fucino, per cui aver impedito all’orso, con un recinto elettrificato, di andarsi a cibare di carote nel cumulo predisposto dagli allevatori, non può che favorire il suo allontanamento verso la pianura coltivata del Fucino dove le carote, sia seminate sia in scarti lasciati ai bordi del campi, abbondano; ovvero, in zone sempre più lontane dal Parco (dove poi per difenderli magari si richiederà il solito divieto di caccia, quando non l’ampliamento del Parco!).
L’aver tolto il collare all’animale è stata una buona cosa, ma si poteva anche evitare di mettergliene uno nuovo, segno di una volontà di proseguire con le ricerche di radiotelemetria nonostante l’espressa dichiarazione della Presidenza del Parco, con un comunicato della primavera del 2010, che aveva promesso la cessazione delle catture (e quindi delle radiocollarizzazioni). Ma, chissà, forse l’arrivo di altri soldi dall’Europa ha spinto scienziati ed autorità a cambiare idea!
Tra l’altro, averla munita di un nuovo radiocollare presuppone che questa femmina sia poi stata trasportata e liberata in un’altra zona del Parco (si può immaginare in zona molto lontana dal luogo di cattura); ciò facendo senza aver risolto alcun problema, ma avendolo semplicemente rimosso da un luogo per trasferirlo in un altro, dove l’animale proseguirà nella sua ricerca di facile cibo nei pressi delle case o delle attività dell’uomo.
Nel comunicato si fa riferimento anche al fatto che ben “quattro orsi giocassero vicino al carotaio” ed “al rischio che patogeni del bestiame domestico vengano trasmessi agli orsi”: una cosa finora mai dimostrata; e gli orsi si sono sempre cibati di pecore, capre, cavalli e vitelli, soprattutto in epoche in cui nessun controllo veterinario era fatto su questi animali. Il problema è che l’orso va a cercare questi carotai perché non trova più terreni coltivati con carote, grano e mais!
Altre sono le cose da fare per salvare l’Orso marsicano, ma evidentemente agli scienziati non piacciono, mirando essi (come hanno anche scritto) a far sì che l’Orso marsicano la smetta di cibarsi di risorse alimentare di origine antropica e ritorni allo stato selvatico, mangiando SOLO erbe, frutti selvatici ed animali selvatici: un’utopia!