CONVEGNO – A CHE COSA SERVONO I PARCHI

Accademia degli Accesi Unione Bolognese Naturalisti Società Italiana di Scienze della Montagna Federazione Nazionale Pro Natura C.I.P.R.A (Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi) Società Italiana per la Storia della Fauna “Giuseppe Altobello” Associazione Amici del Parco Nazionale Gran Paradiso Associazione Appennino Ecosistema Museo delle aree protette “Mario Incisa della Rocchetta” – Camerino C. E.A. “Renzo Videsott” della Riserva Naturale di Torricchio – Camerino Associazione nazionale “Italia Nostra” – Sezione di Trento Associazione Smilax – Camerino Gruppo dei 30

TRENTO 2017

Un convegno per difendere la legge quadro sui parchi nazionali e chiarire davvero a cosa servono le aree protette

 

A CHE COSA SERVONO I PARCHI

Convegno di studio su “Scopi e funzioni delle aree protette”

Sala L’Officina dell’Autonomia  Fondazione Museo Storico del Trentino Via Zanella 1 – Trento

RIMINI AMBIENTALI NEI PARCHI

(Postfazione di Franco Pedrotti, 30 settembre 2018, al libro che ha raccolto gli atti del Convegno)

Mentre da una parte gli addetti ai lavori (protezionisti, tecnici, direttori e presidenti di parchi, politici, associazioni ambientaliste, federazione dei parchi, ecc.) discutono sulla situazione odierna dei parchi nazionali e sulle riforme legislative (peggiorative) che sono state proposte, dall’altra prosegue la distruzione ambientale in molte località del nostro paese, fuori e dentro i parchi. In alcuni casi si tratta di interventi talmente dannosi per l’ambiente per cui vanno considerati veri “crimini ambientali”. Ho sentito impiegare questa definizione per la prima volta negli anni ’60 dal Professor Edoardo Salzano con il quale stavo facendo una perizia d’ufficio sulla lottizzazione abusiva della tenuta della Versiliana in Toscana per incarico della Pretura di Pietrasanta.  I crimini ambientali perpetrati nei parchi nazionali italiani sono molti (i primi li hanno subiti i quattro parchi storici), mi limiterò – a titolo di esempio – a due casi recenti avvenuti nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini e in quello d’Abruzzo, Lazio e Molise.  Il primo riguarda le marcite di Norcia, un’area di 150 ettari a ridosso delle antiche mura della città, con praterie irrigate tutto l’anno con l’acqua delle sorgenti che nascono nella zona; vengono sfalciate 7 volte all’anno e sono le uniche esistenti in tutta la catena dell’Appennino. Esse sono molto note per il loro ambiente che è unico, in quanto costituiscono un’area verde in tutte le stagioni dell’anno (PEDROTTI, 2008). Per tale ragione, sono tutelate da diverse leggi regionali e dal Parco Nazionale dei Monti Sibillini, ma tutto ciò non é servito ad evitare il grave danno provocato dalla recente costruzione, dopo il terremoto, di un palazzo per congressi, al quale saranno affiancati altri 3 palazzi, sempre per usi sociali, proprio nelle marcite. Una vasta area prativa è stata ricoperta da ghiaia e il ricco suolo agrario è stato così sterilizzato.

Senza contare l’aspetto paesaggistico, in quanto il palazzo dei congressi è incastonato nel breve spazio fra le marcite e le antiche mura urbane. Un posto peggiore non poteva essere scelto, quando si pensi che a pochi metri di distanza si estende il vasto piano di S. Scolastica, luogo adatto ad accogliere le nuove strutture. A seguito della mia denuncia all’opinione pubblica, un’assessore della Regione Umbria mi ha scritto di lasciar perdere le marcite di Norcia e di occuparmi dei fatti miei, però la salvaguardia delle marcite non è un problema mio, ma di tutta la società civile. Le associazioni ambientaliste dell’Umbria hanno fatto une denuncia all’autorità giudiziaria, che h iniziato l’iter previsto, ma sembra che non si giungerà in aula per effetto delle disposizioni adottate dalla Protezione civile a seguito del terremoto.  Il secondo caso riguarda la Piana di Pescasseroli, occupata da una vegetazione erbacea di praterie umide e palustri ecologicamente e fitogeograficamente molto interessanti, che costituiscono un’unità ambientale e paesaggistica unica in tutto l’Appennino (PEDROTTI, GAFTA, MANZI, CANULLO, 1992; MARTINELLI, 2013; PEDROTTI e MARTINELLI, 2015). Queste praterie vengono regolarmente sfalciate a luglio e aperte al pascolo a settembre, dopo che è avvenuto un ricaccio di molte specie, le cosiddette “erbe seconde” (MANZI, 1990).  Una grave minaccia incombe sulla Piana di Pescasseroli. Infatti è stata approvata la costruzione di un depuratore nelle praterie centro-superiori della Piana, costruzione ormai iniziata.

Risulta subito evidente, anche ai più sprovveduti in questioni ambientali, che la costruzione del depuratore provoca un enorme impatto sulla Piana, con uno sconvolgimento totale dell’ambiente e del paesaggio. Si tratta di un progetto scandaloso che costituisce sicuramente un atto criminoso contro l’ambiente, in quanto l’area interessata si trova all’interno di un parco nazionale, in una zona che si è mantenuta integra per secoli e che oggi viene brutalmente danneggiata. Non esiste nessuna compatibilità fra l’impianto previsto (l’edificio del depuratore e i suoi collegamenti) e l’ambiente nel quale è stato destinato ad essere costruito; questa valutazione è valida da due punti di vista: ambientale (ecologico) e paesaggistico (visivo). Tali affermazioni non si basano su posizioni aprioristiche, ma sugli studi vegetazionali, ecologici e paesaggistici eseguiti in zona, in parte citati in precedenza.  C’è, poi, un aspetto etico che non si può in alcun modo tralasciare. Infatti i terreni interessati alla costruzione del depuratore, già di proprietà di Erminio Sipari ed ora della Fondazione Sipari, sono stati espropriati al fine di realizzarvi il nuovo depuratore. Si tratta di un’operazione indegna, di un affronto alla memoria del fondatore e primo presidente del Parco Nazionale d’Abruzzo, come ha scritto Vittorio Sgarbi. Un intervento eseguito in isfregio agli interessi della nazione, dell’alta Valle del Sangro e del parco, per usare le parole di Erminio Sipari del 1926 contro la prevista costruzione del lago di Opi, poi bloccata proprio a seguito dell’opposizione del fondatore del Parco Nazionale d’Abruzzo.  É stata l’Associazione italiana per la Wilderness ad opporsi per prima alla costruzione del depuratore con vari interventi di Franco Zunino, citati nella Nota bibliografica. Sorprende, invece, che l’Ente autonomo Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise non abbia preso una posizione chiara contro il progetto del nuovo depuratore. C’è da domandarsi a cosa servano i parchi che non sanno difendere i loro territori, per quali ragioni siano mai stati istituiti; la difesa del territorio è un obbligo che deriva dalla stessa legge istitutiva dei parchi. I parchi sono beni pubblici che vanno difesi nell’interesse di tutti, altrimenti sarebbe stato inutile istituirli.  Rimane, peraltro, il problema del depuratore. L’alternativa sarebbe stata quella di un ampliamento dell’attuale depuratore o del suo spostamento in zona poco lontana dal sito attuale, ma non è stata presa in considerazione.  Le associazioni ambientaliste sono intervenute in questo affare in modo troppo generico, senza la necessaria decisione e energia.

É quindi urgente che gli “addetti ai lavori” si rendano conto che la difesa dei parchi si svolge su due versanti: quello delle enunciazioni teoriche relative a scopi e funzioni dei parchi e quello degli interventi per una concreta ed effettiva azione di conservazione.  Per quanto riguarda il secondo, va segnalato il recente rapporto del WWF sui parchi italiani (Il WWF ha fatto il “Check-up” ai parchi, Roma, 11 settembre 2018) nel quale è contenuta la seguente dichiarazione: PARCHI NAZIONALI. Dai dati raccolti emerge che urbanizzazione, turismo, incendi e cambiamenti climatici sono percepite come le principali pressioni che attualmente insistono sulla biodiversità, a cui si affiancano abusivismo edilizio e smaltimento rifiuti nei parchi di piccole dimensioni ed inquinamento idrico nei parchi costieri.  Questa dichiarazione del WWF costituisce la base di partenza per la ridefinizione di scopi e funzioni dei parchi nazionali e per la loro riorganizzazione.

Nota bibliografica

MANZI A., 1990 – La gestione dei pascoli montani in Abruzzo e la Società delle Erbe Seconde di  Pescasseroli ed Opi. Archivio Botanico Italiano, 66 (3-4): 129-142.

MARTINELLI M., 2013 – La cartografia delle unità ambientali del Parco Nazionale d’Abruzzo. Colloques  Phytosociologiques, XXIX: 375-382. PEDROTTI F., 2008 – La vegetazione delle marcite di Norcia (Italia centrale). Braun-Blanquetia, 44: 1-31.

PEDROTTI F., 2018a – Salviamo la Piana di Pescasseroli. Documenti Wilderness, XXXIII (1): 4.

PEDROTTI F., 2018b – Il depuratore della Piana di Pescasseroli. Ovverossia: la grande sconfitta del  protezionismo  italiano. Documenti Wilderness, XXXIII (2): 1.

PEDROTTI F., MARTINELLI M., 2015 – Carta delle unità ambientali del Parco Nazionale d’Abruzzo  (1:50.000). In: CRISTEA V., GAFTA D., PEDROTTI F., Fitosociologia. Trento, ed. TEMI. PEDROTTI F., GAFTA D., MANZI A., CANULLO R., 1992 – Le associazioni vegetali della Piana di Pescasseroli  (Parco  Nazionale d’Abruzzo).  Documents Phytosociologiques, XIV: 123 – 147.

SGARBI V., 2018 – Pescasseroli: come offendere Erminio Sipari e il liberalismo di Benedetto Croce.  Documenti Wilderness, XXXIII (2): 3.

ZUNINO F., 2017 – Erminio Sipari e il depuratore di Pescasseroli. Una storia moderna tutta italiana.  Murialdo, Associazione Italiana per la Wilderness (AIW).

ZUNINO F., 2018a – Erminio Sipari: un’offesa alla sua memoria. Documenti Wilderness, XXXIII (1): 1.

ZUNINO F., 2018b – Una storia tutta “italiana” dell’Italia di oggi. Documenti Wilderness, XXXIII (1): 2.

ZUNINO F., 2018c – Scandalo Abruzzese! Nel Parco Nazionale d’Abruzzo: ecologia versus natura.  Documenti Wilderness, XXXIII (2): 2.