AMERICA’S WILDERNESS WATCH NEWS

Notizie dall’America sulla preservazione e gestione della risorsa Wilderness 

SALVARE LE SEQUOIE E SALVARE LA WILDERNESS
Un piccolo grande esempio dall’America. Ai primi di agosto del 2010 l’associazione che protegge le Sequoie ha acquistato, per 120.000 dollari (di soldi privati!), 8 ettari di foresta di Sequoia della California o Redwoods (Sequoia sempervirens) allo stato vergine. Subito dopo si è provveduto ripulire la parte compromessa di questa proprietà, smantellando quattro baracche ed asportando macerie e rifiuti d’ogni genere che gli ex proprietari avevano lasciato sul posto: un elicottero ha asportato, con 24 voli, 43 quintali di rifiuti. La loro rimozione è stata fatta anche per evitare che alcune loro parti potessero essere ingerite dai rarissimi Condor della California che frequentano la zona. La proprietà sarà ora trasferita al Servizio Forestale affinché l’annetta all’Area Wilderness in cui è inglobata. Ma questo piccolo esempio è solo uno dei tanti che la Save-The-Redwood-League ha concretizzato, spendendo ogni anno milioni di dollari per la loro acquisizione: tutti donati da privati. In Italia si aspetta invece sempre che sia lo Stato ad agire, o, peggio, si impongono vincoli d’autorità!

QUEBEC (CANADA)
Almeno la metà del suo vasto Nord sarà protetto
Il Governo della Provincia canadese del Quebec ha annunciato la sua intenzione di proteggere da qualsiasi attività industriale almeno il 50% del suo vasto Nord. Questo significa che almeno 500.000 Km quadri di foreste boreali saranno protetti per il beneficio della natura e delle attività tradizionali dei popoli nativi, come la caccia di sussistenza.

I CERVI, LE FORESTE, GLI UCCELLI E LA CACCIA
Lo scorso anno la rivista Audubon, la più nota rivista di conservazione della natura degli USA, ha pubblicato un articolo emblematico sull’impatto dei cervi sull’ambiente forestale ed a danno di altre specie faunistiche. Nel lungo e ben documentato articolo si legge, tra l’altro, che «con più di 8 Cervi a coda bianca (la specie cui Walt Disney si ispirò per il famoso Bambi) per chilometro quadro c’è la completa sparizione della Dendroica azzurra (Dendroica cerulea), del Cuculo dal becco giallo (Coccyzus americanus), dello Zigolo Ministro (Passerina cyanea) e del Piuì di bosco orientale (Contopus virens). Con 25 cervi per chilometro quadro a tale perdita si aggiungono il Febe orientale (Sayornis phoebes) ed anche il Pettirosso nordamericano (un Tordo). Ma non sono solo gli uccelli che nidificano al suolo o nei suoi pressi che vengono spazzati via dalla sovrabbondanza di cervi, in quanto i cervi brucano i bassi cespugli, per cui anche le specie nidificanti sugli arbusti come la Piranga rossa (Pranga rubra) e il Frosone sono in serio declino.
«Per portare un esempio. Nel 1969 fu avvistato per la prima volta un cervo nel Greenwich Sanctuary, un’area protetta di 115 ettari nel Connecticut. L’anno seguente il gestore della Riserva iniziò uno studio sulla sua popolazione di uccelli. Le specie nidificanti risultate maggiormente presenti furono, nell’ordine: il Seiuro corona dorata (Seiurus aurocapillus), la Parula bianca e nera (Mniotilta varia), il Toui fianchi rossi (Pipilo erythrophthalmus) ed il Tetraone dal collare (Bonasa umbellus). Nel 2002 tutte queste specie di uccelli risultarono sparite, mentre nella Riserva vivevano 48 cervi per chilometro quadro, “l’intera foresta appariva come abbandonata dagli uccelli”. È finita che la Audubon Society (la LIPU americana), che gestisce la Riserva, ha chiesto l’aiuto dei cacciatori. Dopo sette anni di battute la densità dei cervi è scesa a 16 per chilometro quadrato. Ancora troppo, anche se almeno i cespugli stanno riprendendo a germogliare».

CANADA: UN NUOVO IMMENSO PARCO NAZIONALE
PER SALVARE WILDERNESS E BIODIVERSITÀ DEL LABRADOR
Nel febbraio del 2010 i Governi nazionale del Canada e provinciale del Labrador hanno concordato per l’istituzione di un nuovo Parco Nazionale: una zona immensa, di 10.700 chilometri quadri. Ed il Governo provinciale ha anche annunciato la sua intenzione di ampliare quest’area con un altro limitrofo territorio lungo il Fiume Eagle, che la porterebbe ad un totale di 14.000 Kmq! Si tratta del Mealy Mountains National Park Reserve, un territorio assolutamente integro nel suo stato di wilderness ad elevata biodiversità ed anche di grande valore culturale per i popoli Innu, Inuit e Métis.

RIPRISTINARE LA WILDERNESS
Un grandioso esempio dagli USA
Ormai da anni si parla sempre più spesso di ripristinare la wilderness. Il concetto ci viene dall’America, ma, al solito, trasferito in Italia ed in Europa gli si è subito dato un significato animalista: reintrodurre le specie estinte. Un’ottima cosa, perché anche la gli animali fanno parte dello stato di wilderness, ma il vero problema è smantellare le strade ed altre opere dell’uomo! Ecco, negli USA è una pratica che ha ormai diversi precedenti, ma oggi è in atto un grandioso progetto in un’area subito esterna al Parco Nazionale Olympic, nello Stato di Washington. Qui, ai confini meridionali del Parco, esiste la valle del Fiume Skokomish. Una valle bellissima che però negli anni è stata stravolta da innumerevoli strade forestali. Ebbene, tre anni fa è stata presentato un progetto di smantellamento di strade e ripristino dello stato originario dei luoghi. Nello Stato di Washington esiste un’organizzazione che si definisce “Ripristino di bacini imbriferi” ed un “Programma per interventi di rimedio di strade e sentieri”. Il progetto dello Skokomish è il primo esempio negli USA fatto con fondi dello Stato federale. Nel volgere di soli pochi mesi è stato presentato un piano triennale di ripristini principalmente accentrato sulla dismissione di 70 miglia di vecchie strade forestali ed altri lavori di assestamento per 150 miglia di ulteriori strade. Fino ad oggi sono già state dismesse 20 miglia di strade ad alto rischio erosivo e rimediato ai danni di altri 50 miglia di strade. Quest’anno sono stati già stanziati 2,6 milioni di dollari per questo progetto, più di ogni altro progetto simile negli USA. Si conta di terminare il ripristino delle strade di progetto entro 2 o 3 anni.

SARÀ PROTETTA CONTRO LE STRADE
UNA GRANDE AREA DI WILDERNESS NEL CANADA
Il governo della Provincia canadese dello Yukon ha dichiarato la sua intenzione di proteggere contro la realizzazione di strade, ma anche di sfruttamenti forestali e minerali conseguenti, una enorme area di wilderness a nord del Parco Nazionale del Fiume Nahanni. Si tratta di 67.000 Kmq (quasi la dimensione dell’Austria!) di montagne e foreste nei quali una speciale Commissione ha proposto che l’81% del territorio sia inserito in Aree a Gestione Speciale Prive di Strade.

IN MEMORIA DI UN POLITICO-CONSERVAZIONISTA
E la sua eredità di Natura protetta
Un anno fa (marzo 2010) negli USA morì, all’età di 90 anni, il parlamentare Stewart L. Udall. In Italia questo nome non dice nulla a nessuno, ma in America l’uomo, il politico, è considerato un campione del conservazionismo ambientale, un campione come l’Italia non ne ha mai avuti. Stewart L. Udall è stato Ministro degli Interni (il nostro Ministero dell’Ambiente) sotto le presidenze Kennedy e Johnson. Durante il suo mandato egli fece istituire e/o ampliare 60 Parchi Nazionali per un totale di oltre 2 milioni di ettari. Tra essi vanno ricordati il North Cascades nello Stato di Washington, il Canyonlands nello Utah, il Redwoods in California ed il Guadalupe Mountain nel Texas. Egli ha inoltre fatto istituire 6 Monumenti Nazionali, 50 Rifugi Faunistici, 20 Parchi Storici, 9 Aree di Ricreazione e 8 Spiagge Nazionali (tutte aree equivalenti a Parchi Nazionali). Egli ha inoltre sostenuto una serie di altre leggi conservazioniste (Sistema dei Sentieri protetti, Sistema dei Fiumi Selvaggi protetti). Infine, Udall è stato anche uno dei maggiori sostenitori del Wilderness Act e del National Wilderness Preservation System nel quale sono inserite le Aree Wilderness d’America, le aree protette più salvaguardate del mondo!

RIPRISTINARE LA WILDERNESS
NEL DINOSAUR NATIONAL MONUMENT
Il Monumento Nazionale Dinosauro (famoso tra i paleontologici per i reperti di questi animali), che racchiude un tratto del selvaggio canyon in cui scorrono il Green River ed il Yampa River, nel nord-ovest del Colorado, è uno dei parchi USA non ancora designato in Area Wilderness, benché il suo stato di wilderness lo domini quasi al 100%. Qui negli anni ’60 del secolo scorso si voleva costruire un’enorme diga ed il movimento ambientalista riuscì ad impedirlo con una delle storiche battaglie che, più di altre, furono stimolo per la rapida approvazione del Wilderness Act. Resti di quel progetto erano alcune costruzioni ormai abbandonate, distanti oltre 6 chilometri dalla strada più vicina, ma a soli 400 metri dal fiume Green. Col solo utilizzo di attrezzatura manuale e l’uso della forza muscolare, allo scopo di ricreare lo stato di wilderness della località, 14 persone dello staff del Parco Nazionale nel 2009 hanno provveduto a smantellarle e ridurre in piccoli pezzi le strutture e trasportarne i resti sulla riva del fiume. Da qui, con 34 viaggi di zattere, il materiale è stato trasportato al di fuori della zona proposta da tempo quale Area Wilderness, ripristinando così l’antico aspetto del luogo senza il bisogno di realizzare nuove piste per poterlo fare. L’iniziativa è poi stata premiata dalla Society for Wilderness Stewardship, un organismo recentemente costituto negli USA per guidare e sostenere le battaglie in difesa della wilderness.

NEL NEBRASKA SI RICREA LA PRATERIA
La cosiddetta prateria ad erba alta è uno dei tre biomi in cui è stata suddivisa la prateria nord-americana ed è la più rara e da considerarsi quasi sparita del tutto a causa della colonizzazione. Nel Nebraska, membri fattivi di una sezione della National Audubon Society hanno convinto alcuni proprietari di ranch ad assicurare la protezione di angoli di prateria rimasti qua e là, ed altri settori li hanno direttamente acquistati, operandovi poi un ripristino della vegetazione originaria dove era sparita o era stata alterata. Oggi questa riserva, partita con poco più di una decina di ettari, si è estesa ad oltre 350.

BIODIVERSITÀ: ANCHE IL MESSICO FA LA SUA PARTE
Nel nord del Messico, ai confini con lo statunitense Nuovo Messico, è stata istituita una grande Riserva della Biosfera denominata Janos (526.482 ettari). Nel suo ambito sono già state intraprese iniziative di ripristino della biodiversità mediante la reintroduzione di una mandria di 23 Bisonti geneticamente puri. Ma allo studio è anche la reintroduzione di 30 esemplari del rarissimo Furetto dai piedi neri, una specie solo di recente sottratta all’estinzione, la quale sarà favorita dalla presenza nella Riserva di una ricca popolazione dell’altrettanto raro Cane della prateria dalla coda nera, sua preda preferita. E’ interessante notare come, in quest’area protetta messicana, ricada anche il bacino del Rio Gavilán, dalla cui integrità ambientale Aldo Leopold prese ispirazione per coniare la sua famosa “Etica della terra”.

LA WILDERNESS E LA MAREA NERA
NEL GOLFO DEL MESSICO
Anche la Wilderness è stata intaccata dalla marea nera del Golfo del Messico, non solo nel senso di danni agli ecosistemi naturali, fauna e flora marina, ma proprio alla Wilderness come concetto di conservazione. I primi danni alle terre emerse, il primo contatto della larga macchia di petrolio con le terre rivierasche ed insulari è difatti avvenuto in un’Area Wilderness. Prima di giungere alla costa del continente nordamericano il petrolio si è riversato su quelle delle Isole Chandeleur, al largo del delta del Mississippi, dove alcune di esse ricadono nel Breton Island National Wildlife Refuge (il secondo della rete statunitense di questi Rifugi – che oggi ne conta oltre 550 per oltre 60 milioni di ettari – ad essere stato istituto dal Presidente conservazionista Theodore Roosevelt). Gran parte del Rifugio fu infatti poi designato in Area Wilderness nel 1975. Sull’isola vi trovavano rifugio 2.000 coppie nidificanti di Pellicano bruno, 5.000 coppie nidificanti di Sterna reale, 5.000 di Sterna del Caspio e 5.000 coppie tra gabbiani ed altre specie di uccelli marini.

IDAHO: DUE SCONFITTE PER LA WILDERNESS
Elicotteri, Wilderness e biologi
Alla fine hanno vinto i biologi! Qualcuno forse ricorderà la notizia apparsa in un precedente Wilderness/D nel quale si riportava che ai biologi del Dipartimento per la Pesca e la Caccia dello Stato dell’Idaho era stato proibito di sorvolare ed atterrare in un’Area Wilderness per poter munire di radiocollari alcuni lupi a scopo di ricerca? Alla fine, nonostante l’opposizione del 95% degli interventi ufficiali fatti dai cittadini, il Servizio Forestale degli Stati Uniti per tale scopo ha ritenuto di autorizzare comunque un limitato numero di atterraggi nella grande Area Wilderness Frank Church-River of No Return (la più vasta degli USA esclusa l’Alaska). Lo scopo è poter mettere il radiocolare a 12 lupi degli 8-10 branchi che vivono nell’Area (per addormentare uno di questi lupi il Dipartimento statale era già illegalmente atterrato nell’aprile del 2009). Il Capo del Servizio Forestale ha giustificato la sua decisione col fatto che “spesso la gente sostiene che certe cose non si possono fare nelle Aree Wilderness, ma questo è uno dei casi in cui il Wilderness Act in realtà prevede la possibilità di superare i limiti imposti dalla legge”. Ma i conservazionisti più intransigenti non si sono arresi e, essendo questa decisione amministrativamente inappellabile se non nelle Corti di Giustizia, la parola è passata a queste, con una sentenza, per così dire, salomonica: “i voli possono proseguire, ma sarà questa l’unica ed ultima volta che una tale iniziativa potrà essere autorizzata”, ha sentenziato un giudice federale chiamato a redimere la questione.

SALVATI 80.000 ETTARI DI WILDERNESS
Lo Yukon Flat National Wildlife Refuge, è una delle più spettacolari zone wilderness umide dell’Alaska; una specie di delta interno che il Fiume Yukon forma nel cuore dell’Alaska. Quest’area nel 1980 è stata inserita in un Rifugio Faunistico Nazionale e da allora è in previsione di essere designata in gran parte Area Wilderness. Lo scorso anno, però, era stato proposto al National Fish and Wildlife Service, l’ente governativo che lo gestisce, uno scambio di terreni con lo Stato dell’Alaska per poter aprire una porzione di 80.000 ettari del Rifugio alle prospezione petrolifere. Dopo attenta riflessione, forse anche grazie alle proteste di tutte le forze ambientaliste d’America, ma anche dei popoli nativi che vivono nei pressi o all’interno del Rifugio e che lo utilizzano come area di caccia, il Servizio ha infine bocciato la proposta di scambio, assicurando così la preservazione di questo luogo fantastico, uno dei più ricchi di avifauna migratoria del Nord America.

“WILDERNESS”: UNA CURIOSITÀ STORICA
Il termine “Wilderness”, ovviamente da sempre parte del vocabolario anglosassone, in specie americano, prima di diventare famoso per il suo legame col movimento conservazionista americano per definire la prima Area Wilderness (Gila Wilderness Area) e poi per definire la legge che queste aree inventaria e protegge (The Wilderness Act), in America era già noto come toponimo di un luogo della Virginia che assunse poi notorietà durante la guerra civile americana: “Battle of the Wilderness”, luogo protetto come Parco storico fin dal 1927. In quello scontro, che durò diversi giorni, si affrontarono 120.000 unionisti contro 60.000 confederati. Di questi combattenti 28.000 morirono, furono feriti o fatti prigionieri (solo i nordisti ebbero 17.000 morti). Erano i primi di maggio del 1864. Oggi laggiù si combatte di nuovo per impedire che una parte di quel luogo (dove era acquartierato il comando nordista dell’Armata del Potomac guidata dal Generale Ulysses S. Grant, difeso dalla cavalleria e dall’artiglieria unionista con 50 cannoni) sia occupato dal solito enorme grande magazzino che dominerebbe proprio il sito della battaglia. Sono quindi in corso trattative per fare spostare altrove iniziativa commerciale e per trovare i soldi per acquistare il luogo così da poterlo accorpare al sito protetto della battaglia.

USA: SMANTELLARE LE STRADE FORESTALI
AIUTA A COMBATTERE I CAMBIAMENTI CLIMATICI
La Wilderness Society sta sostenendo che sia giunto il momento per smantellare tutta una serie di strade forestali realizzate in passato per favorire i tagli forestali, ma oggi assolutamente inutili ed anche dannose per la qualità delle risorse idriche e molte di esse ormai impraticabili a causa proprio delle erosioni che hanno provocato, ma che se eliminate potrebbero dare una mano a combattere i cambiamenti climatici.
E’ stato infatti calcolato che l’eliminazione di molte strade obsolete significherebbe ridurre l’uso di quasi 9 milioni di automezzi all’anno. Il che significherebbe impedire il consumo di circa 40 milioni di metri cubi di CO2. Cioè, l’equivalente del tenere chiusi in garage tutti gli automezzi dello Stato del Colorado per due anni.
Come hanno scritto quelli della Wilderness Society, “le strade non sono solo delle linee segnate sulle carte: 2 Km circa di strada forestale equivalgono alla perdita di circa 4 ettari di ambiente naturale. In pratica, se venissero eliminate tutte le strade forestali ritenute obsolete (circa 200.000 chilometri) si recupererebbe un territorio vasto 800.000 ettari”!

ANCORA UN PICCOLO GRANDE ESEMPIO DAI REDWOODS
2,5 acri americani equivalgono ad 1 ettaro secondo le misure romane. Un ettaro di area protetta è considerata un’inezia nel nostro Paese, spesso, purtroppo, dagli stessi nostri ambientalisti, abituati ad ottenere, con vincoli d’autorità e quasi sempre antidemocratici, la tutela di migliaia di ettari; dimentichi che anche un metro quadrato di Natura merita di essere protetta.
Quell’ettaro di ambiente lungo le rive del Prairie Creek, appartenente all’habitat di due specie minacciate di salmone (Coho e Chinook) e di una trota (Steelhead), è stato comprato al prezzo di 485.000 dollari (pari a 346.000 Euro) mediante soldi donati da singoli cittadini; ed è stato comprato in un Parco Nazionale (il Redwoods National Park, che tutela alcune delle foreste della Sequoia sempreverde o costiera). Era un ettaro non protetto perché apparteneva ad un privato (siamo negli USA, non in Italia, dove la proprietà privata è sacra).
Tre sono le lezioni che ci vengono da questa notizia:
1 – che la tutela della Natura si fa soprattutto comprandone pezzi, ancorché piccolissimi, perché è solo così che la si può assicurare per sempre.
2 – che anche una modestissima parte di Natura può avere un valore altrettanto grande quando un intero territorio, se la finalità è quella di preservarla.
3 – che lo Stato va aiutato dai cittadini che lo formano – e che condividono certe iniziative – con l’esempio e con la contribuzione monetaria; non pretendendo l’inverso, come di solito avviene nei Paesi europei, dove i cittadini pretendono che sia lo Stato ad occuparsene utilizzando il soldi di tutti (anche di quelli che alla Natura non danno importanza) o anche, e peggio, imponendo vincoli d’imperio.
Quell’ettaro di ambiente rivierasco è stato comprato da cittadini amanti della Natura con i soldi di cittadini amanti della Natura ed è stato donato allo Stato affinché lo preservi per sempre a beneficio di tutti i cittadini. Nel nostro Paese le associazioni ambientaliste non avrebbero mai speso 346.000 Euro per comprare un ettaro di terra nell’ambito di un Parco Nazionale, o al massimo avrebbero gridato allo scandalo se mai quell’ettaro fosse stato minacciato, ed avrebbero preteso un vincolo d’autorità per impedirlo! In America questo acquisto si è trasformato in un esempio affinché gli amanti della Natura donino soldi per creare un fondo che possa intervenire prontamente in questi acquisti a mano a mano che le occasioni si presentano, e prima che altri privati con velleità “sviluppatrici” lo facciano per accaparrarsi terreni meritevoli invece di essere conservati.

ARIZONA – ABBEVERATOI, WILDERNESS E BIGHORN
Anche in questo caso si fa riferimento ad una notizia pubblicata nel Wilderness/D (n. 2/2008). C’era stata una forte opposizione alla costruzione di due abbeveratoio in un’Area Wilderness dell’Arizona. Lo scopo era quello di favorire la vita del Bighorn (Pecora delle montagne rocciose) del Deserto, una sottospecie a rischio di estinzione. Gli oppositori sostenevano che la costruzione di questi abbeveratoi non solo violasse la legge sulla wilderness, ma anche avrebbe favorito il bracconaggio e la frequentazione turistica, essendo uno degli scopi quello di piazzarvi delle macchine fotografiche per riprendere gli animali che li avrebbero frequentati. Alla fine gli abbeveratoi furono autorizzati e così l’installazione delle macchine da ripresa. Risultato: dopo due anni sono stati fotografati cervi, tortore, avvoltoi, coyote e linci rosse, ma… non un singolo Bighorn! Dopo una prima sconfitta nelle aule giudiziarie, con l’autorizzazione della costruzione dei due serbatoi, ora questo risultato negativo ha favorito un ricorso presentato avverso a quella sentenza, con la possibilità che i due abbeveratoio debbano essere smantellati. Per ottenere questo risultato gli oppositori hanno ottenuto, grazie alla legge di accesso agli atti, copia di tutte le foto scattate ai due abbeveratoi (650 e 3.500) a riprova che quanto sostenuto dai funzionari del Servizio per la Caccia e le Pesca avevano sbagliato le previsioni quando sostennero che i due abbeveratoi sarebbero stati frequentati al 90% dai Bighorn e solo dal 10% dai cervi, nonostante fossero stati costruiti in pieno habitat della prima specie!