EOLICO: LA “RIVOLTA” DI VOLTERRA!

Forse qualcosa sta cambiando, e … il vento comincia a soffiare dall’altra parte degli interessi economici e speculativi nascosti dietro ai tanti, troppi, progetti eolici e fotovoltaici proposti a quasi ogni Comune d’Italia, molti dei quali stanno svendendo i loro paesaggi per un piatto di lenticchie. Fatto importante è stato la recente bocciatura di principio dell’eolico da parte del Comune di Volterra, una bocciatura che ha fatto esultare il movimento anti-eolico (sempre più forte anche a livello europeo, alla cui guida si è posto l’ex Presidente della Repubblica francese Valéry Giscard d’Estaing), ma che anche ha fatto arrabbiare quello a favore, purtroppo sostenuto – oltre che dalla Legambiente – da gran parte della stampa nazionale con simpatie “ecologiste”. Per gentile concessione degli editori e degli autori, riprendiamo in questa pagina l’articolo di Vittorio Sgarbi apparso su Il Giornale di sabato 6 giugno 2009, nonché lo stralcio di un’intervista di Giovanni Caprara al Presidente dell’ENEA sullo stesso argomento, apparso ne il Corriere della Sera di venerdì 5 giugno. Entrambi i pezzi furono pubblicati in occasione della “rivoluzionaria” posizione anti-eolica presa dall’amministrazione comunale di Volterra nell’opporsi ai progetti eolici che rischiavano di sfregiare il famoso paesaggio di quelle colline toscane. Volterra, quindi, tra i Comuni deolicizzati. I pezzi che qui pubblichiamo rappresentano quasi un inno in difesa del paesaggio italiano ed esprimono appieno quella che è la posizione dell’Associazione Italiana per la Wilderness in merito alla sua lotta contro i tanti progetti eolici che hanno stravolto molti luoghi d’Italia e che, in nome dell’energia pulita, rischiano di sciuparne tanti altri svendendoli a chi attraverso questi progetti (con la copertura di un’ideologia “verde” che mai risolverà i problemi energetici del nostro Paese, né ridurrà i discutibili effetti di un surriscaldamento globale – che potrebbe avere motivazioni universali ed affatto riportabili all’impatto delle attività umane su questo pianeta) mira solo agli affari; affari che produrranno danaro che sarà poi magari reinvestito in iniziative che più nulla di “verde” avranno e che potrebbero andare proprio nella direzione opposta all’abbassamento della CO2!

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Che il degrado culturale, l’ignoranza e l’insensibilità estetica abbiano raggiunto livelli impensabili fino a qualche anno fa, persino negli anni della speculazione edilizia selvaggia che ha distrutto come una malattia contagiosa ogni parte d’Italia ancora integra sino alla fine degli anni cinquanta, è provato dalla posizione di ambientalisti e Verdi su quella peste che è l’energia eolica. Una vera e propria associazione a delinquere che, in perfetta malafede e ipocrisia, tiene unita una volontà politica europea con relativi finanziamenti miliardari, aziende che non investono e intercettano dei finanziamenti corrompendo amministratori locali miserabili e l’Enel che con una campagna pubblicitaria massiccia e devastante promuove un aumento di capitale invitando ad investire “in un’energia che continua a crescere”. Giornali e spazi pubblicitari nelle stazioni e negli aeroporti, perfino sul fondo dei vassoi di plastica ai controlli esibiscono la ridicola immagine di un giovane in un campo di grano nello spazio di una natura incontaminata soltanto in fotografia, con torri eoliche nane, poco più alte del grano.
La realtà è ben diversa e la Sicilia, come le altre regioni meridionali, vessate dalla mafia, oggi presenta nei paesaggi più belli del mondo, in Val di Mazara come in Val di Noto, e addirittura di fronte all’Etna a Francofonte, e nel modo più insolente tra Mazara del Vallo, Gibellina, Salemi, Santa Ninfa, Gallitello, Castelvetrano; e poi Palazzolo Acreide, Ferla poco lontano dalla necropoli di Pantalica, e ancora in provincia di Agrigento, a Naro, a Chiaromonte Gulfi e perfino alle spalle di Segesta una schiera di torri alte più di 150 metri a violare colline sbancandone il terreno. Persino il celebre “Cretto di Burri” a Gibellina è ormai sormontato da una criniera di pale. La maggior parte ferme, e quelle che si muovono inadeguate a produrre l’energia che promettono, non collegate a una rete di trasmissione, e quindi disperdendo anche quel poco di energia che producono.
Lo spettacolo è terribile, e la pubblicità, vergognandosene, lo riduce a un impatto ambientale minimo e menzognero. L’Enel sostiene un’impresa di inaudita violenza, senza precedenti contro l’immagine dell’Italia e il suo paesaggio, specialmente quello più incontaminato come quello delle tradizionali coltivazioni agricole, con l’equivoco di salvaguardare siti pregevoli o di interesse monumentale. Dove fino a ieri l’occhio si perdeva libero verso l’orizzonte, oggi lo sbarramento di questi mostri incarcera e umilia paesaggi sublimi. Quelli descritti dai grandi viaggiatori, da Goethe fino a Cesare Brandi o consacrati all’estetica del paesaggio di un grande filosofo siciliano come Rosario Assunto. Le loro parole non sfiorano la sensibilità malata dei nuovi ambientalisti e falsi Verdi, accecati dall’idea di un potere “pulito”, e che in realtà inquina come il peggiore degli ecomostri. E li chiamano, per ingannare, “parchi” eolici, come se parlassero di alberi o di foreste e non di pali di acciaio.
La Costituzione, nel silenzio incomprensibile del Presidente della Repubblica resta lettera morta. Eppure l’articolo 9 è chiarissimo: “La Repubblica… tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”, così che un convento, una chiesa, un museo, un palazzo, un centro storico devono restare quello che sono; e non diversamente il paesaggio che è quello della memoria e che spesso troviamo nei dipinti dei maestri del Rinascimento. Dovremo immaginare i fondali del Perugino, di Piero della Francesca, di Raffaello, di Bellini, improvvisamente trasformati dall’apparire di pale eoliche? Il paesaggio è quello che hanno visto gli occhi dei nostri padri proprio negli anni in cui i costituenti ne indicavano l’identità come paesaggio italiano, come essenza della nazione. E non è di molti anni fa la battaglia contro i tralicci che sfiguravano il paesaggio italiano fino ad un loro progressivo interramento. Si è combattuto contro dei tralicci e oggi si tollerano, anzi si invocano, le torri eoliche. Così appaiono mortificanti e umilianti le parole di Mirella Zoppi già assessore alla cultura della Regione Toscana o di Fabio Roggioloni consigliere regionale dei Verdi, pseudo ecologista (indifferente alla vita degli uccelli e alla integrità del territorio), Andrea Cheli che criticano il sindaco di Volterra Cesare Bartaloni e la sua giunta che hanno interdetto intorno alla città e nel territorio l’installazione di minacciate pale eoliche. Una scelta di cultura e di intelligenza così giuste e semplici che non si intende come possano essere contrastate.
Volterra ha difeso la sua identità che non è soltanto nei monumenti ma anche nella libertà dello sguardo allo stesso modo invocata dal sindaco di Gela, Rosario Crocetta, che, in terre devastate dalla speculazione edilizia invoca uno “sguardo pulito” sul paesaggio. Alla Sicilia hanno rubato anche la terra, la natura. La Toscana si difende, e stupisce che dopo la battaglia per Monticchio, Asor Rosa coordinatore della rete dei comitati per la difesa del territorio, uomo sensibile, mentre plaude alla scelta dell’amministrazione comunale di Volterra, concede una possibile legittimazione in altri luoghi per questi orrifici strumenti del male contro l’identità dell’Italia, la cui applicazione andrebbe studiata caso per caso. Dove torri di 150 metri non distruggono il mirabile paesaggio italiano? Quali luoghi possono essere destinati al sacrificio? E non è bastato l’orrore dietro al Castello dei Biondi Santi. Asor Rosa mi può dire dove questi pali non sfigurerebbero aree altrimenti incontaminate, o già sufficientemente sfregiate? In quale “caso”, dunque?
E’ con sconcerto che ho letto le polemiche e l’annunciata protesta “vampiresca” contro la nobile decisione dell’amministrazione di Volterra. Con sconcerto e con dolore osservando anche i titoli del quotidiano, il Corriere della Sera che sembrano indicare con scandalo la scelta di Volterra: “Il Comune che vieta l’energia pulita”. E, nell’occhiello, come se fosse una stravaganza e non una lotta giusta: “Gli ecologisti: allora dovremmo eliminare anche i tralicci”. E perché no? A tal punto hanno perso il senso dei valori gli ambientalisti di oggi? E sembra incredibile che la Zoppi affermi che “le pale eoliche e i pannelli solari… possono integrarsi perfettamente con l’ambiente”. Dove? Come? Per chi non ha occhi e non ha cuore e persegue dogmaticamente il mito di un’energia pulita. Un’energia che non c’è. E fra qualche anno si scoprirà che le pale eoliche sono inefficienti e improduttive.
Così che le parole dell’assessore all’urbanistica del comune di Volterra Andrea Cinotti, nella loro ovvietà assumono un significato etico e civile, semplicemente fotografando la realtà: “Noi abbiamo vietato l’eolico invasivo: le grandi pale in tutto il Comune e il mini eolico nel centro storico. …Difendere tesori architettonici e ambientali è un atto di civiltà”.

DAL CORRIERE DELLA SERA

MILANO – “Ci sono adeguate soluzioni per integrare bene, già oggi, nell’ambiente le nuove tecnologie energetiche alternative come l’eolico e il solare. Non è più necessario aspettare”
E quali sono? Chiediamo a Luigi Paganetto, presidente dell’Enea.
“Per l’eolico, cioè l’energia ricavabile dal vento, dal momento che si è raggiunta l’installazione del 70 per cento del previsto, ora è preferibile insediare i generatori fuori costa, cioè in mare, che sono naturalmente lontani dai centri abitati. In particolare nel mare Adriatico dove il pescaggio del fondale lo consente anche a distanza considerevole dalle spiagge. Solo così si risolve il problema paesaggistico”.
Giovanni Caprara

di VITTORIO SGARBI