RAPPORTO E COMMENTO GIORNALISTICO Quando giocando con le parole si inganna il popolo!

E’ così che si fatto quando si è preceduto a stilare il primo decreto di ampliamento del Parco Nazionale d’Abruzzo, nel lontano 1976; ampliamento ratificato con Decreto del Presidente della Repubblica 22 novembre 1976 “Ampliamento del Parco Nazionale d’Abruzzo”.

Questo storia torna alla luce oggi, con la recente pronuncia del Consiglio di Stato a seguito di un ricorso presentato dal Comune di San Biagio Saracinisco (Frosinone) che contestava i confini così come da diversi anni applicati (ma sempre contestati dal Comune, il quale faceva riferimento alle legge istitutiva del 2023, che ne individuava altri).

Il Consiglio di Stato ha confermato l’efficacia della sentenza n. 17360/2024 del TAR del Lazio dove si legge che “i confini sono quelli storicamente ampliati con Dpr del 22 novembre 1976 in forza della riperimetrazione operata dalla corografia allegata allo stesso”. Affermazione, secondo quanto hanno riferito i media, basata su una verifica richiesta all’ISPRA, la quale avrebbe chiarito che “il Dpr aveva di fatto ampliato i confini del Parco non solo nell’area cosiddetta del Marsicano ma anche lungo alcuni tratti del versante laziale”.

Peccato che proprio in questa dichiarazione stia l’inganno! O, meglio, si ratifica un inganno risalente al 1976 quando fu stilato il decreto.

E allora è il caso di fare una breve cronistoria, e solo dopo esaminare come si siano ingannati quasi tutti i Comuni del Parco, la popolazione locale e la gente tutta, stilando il testo del suddetto Decreto.

In pratica, un decreto che oggi, presumibilmente, non supererebbe mai il vaglio delle varie corti di giustizia qualora fosse steso in quel modo, almeno alla luce delle diverse sentenze già emesse, sia dal Consiglio di Stato sia dalla Corte Costituzionale, con le quali si riconosce che senza l’assenso formale dei Comuni non si possono istituire o anche ampliare aree protette; a posteriori avallando, quindi, il fatto che nel 1976 non si sia rispettato la pur minima forma delle regole democratiche di convivenza tra enti e istituzione dello Stato! In pratica, un decreto imposto a diversi enti comunali senza che gli si stato richiesto un parere/consenso e neppure senza che ne siano almeno stati informati! Ma va anche detto, non perché all’epoca le regole democratiche non fossero in vigore, sebbene non ancora affinate quanto oggi, ma semplicemente perché nessun Comune e men che meno quelli più coinvolti direttamente (Pescasseroli, Opi, Scanno, Civitella Alfedena e Villetta Barrea), pur protestando per l’ingiusto e imposto ampliamento, non ritennero di impugnarlo rivolgendosi alle corti di giustizia!

Ma esaminiamo nel merito cosa si dice nel succitato Dpr, ovvero il gioco di parole che, col pretesto di vincolare territori di soli 5 Comuni, nascondono l’avvenuta imposizione del vincolo anche a ben altri 12 (dodici): Barrea, Alfedena, Vallerotonda, S. Biagio Saracinisco, Picinisco, Settefrati, San Donato Val Comino, Campoli Appennino, Villavallelonga, Lecce nei Marsi, Gioia dei Marsi, Bisegna. Ciò con la scusa e motivazione di imporlo solo ai cinque succitati, che dovevano essere il vero obiettivo e finalità del decreto.

Innanzi tutto da notare come nelle premesse e in tutto il decreto, anziché parlare di “zona” di cui alla necessità di ampliamento, si parli sempre di “zone” e di “aree”, pur riferendosi solo a quella del Monte Marsicano. Un plurale che, qualora voluto, come sembrerebbe, nasconde l’inganno; come si intuisce anche là dove il decreto fa riferimento agli aspetti venatori per giustificare il fatto che con l’ampliamento si sarebbe automaticamente impedita la caccia: “…parte rilevante delle predette aree risulta già assoggettata a vincoli di carattere venatorio…”, situazione che all’epoca valeva solo per il settore del Monte Marsicano in Comune di Civitella Alfedena, e non già per alcuno degli altri 16 Comuni!

Passando poi a commentare quanto il decreto stabiliva al suo Articolo unico, si nota come nella sua prima parte (o comma) si precisa che l’ampliamento fosse da intendersi “esteso ai monti Terraegna, Palombo, Cappella, del Campitello, Della Corte, Marsicano, Godi, Mattone e Forcone”; ovvero, veniva descritta la sola l’area o zona del cosiddetto Monte Marsicano! E non si faceva alcun riferimento alle zone degli altri 12 Comuni coinvolti nella cartografia!

Ed ecco invece come è stato perpetrato l’inganno, usando il plurale nella premessa e inserendo nel decreto una seconda parte (o comma): “I nuovi confini del Parco nazionale d’Abruzzo, in dipendenza dell’ampliamento di cui al precedente comma, sono quelli indicati nell’allegata corografia, che fa parte integrante del presente decreto”.

Ora, ovvio che il riferimento: “in dipendenza dell’ampliamento di cui al precedente comma”, nonché all’esistenza di “una vasta riserva integrale” dovese intendersi alla SOLA zona o area del Monte Marsicano! Area non per nulla ben individuata nel primo comma quando si indica la toponomastica delle zone montane che ne facevano parte!

Ragion per cui l’inganno è stato sia nell’uso del plurale che nell’aver fatto riferimento alla “corografia allegata”, nella quale i confini del Parco, per quanto riguarda tutti i succitati 12 Comuni, furono TUTTI ritoccati arbitrariamente da quanto stabiliva la legge istituiva del 1923!

Ovvero, i dirigenti dell’Ente Autonomo del Parco Nazionale d’Abruzzo presentarono agli organi competenti una corografia MODIFICATA, che inseriva nel Parco Nazionale tutta una serie di zone che la suddetta legge del 1923 non vi aveva MAI inserito. E ciò senza che MAI i Comuni interessati fossero stati informati.

Quindi, tutti ampi motivi per un impugnatura che, qualora i suddetti Comuni fossero stati informati, se non tutti almeno alcuni lo avrebbero potuto fare!

A prova di quanto fin qui asserito è, per la verità storica, il fatto che i suddetti “ritocchi” di confine, furono cartograficamente stabiliti, ma solo come proposta tecnica da valutarsi in sede amministrativa, su ordine dei propri superiori e eseguendo i compiti a cui era addetto nell’ambito delle proprie competenze di chi scrive e sottoscrive questa nota, allora Tecnico Naturalista del Parco Nazionale d’Abruzzo.

Purtroppo oggi, almeno nel nostro paese, quell’inganno è divenuto LEGGE! Resta da chiedersi se nelle patrie delle democrazie liberali storiche (Inghilterra e Stati Uniti d’America) ciò sarebbe mai stato possibile, dove, per aggiungere anche un solo ettaro di terreni ad un’area protetta si richiede un intervento del Parlamento e un consulto popolare.

E come non chiedersi se sarebbe ancora possibile oggi, visto il palese inganno con cui il Ministero competente dell’epoca e la stessa Presidenza della Repubblica furono portati a legittimare quegli ampliamenti, che di fatto furono apportati in diversi tratti dei confini del Parco Nazionale e sui territori di ben 12 Comuni mai consultatiti in merito, intervenire per ripristinare la situazione ai sensi della legge del 1923.

Così, oggi, come non chiedersi se sarebbe ancora possibile rimediare a quell’imperioso provvedimento legislativo, alla luce dello stato di fatto venutosi a creare! Stato di fatto che resta comunque, se non un abuso vero e proprio commesso dalle autorità dell’epoca, almeno una scorrettezza istituzionale ai danni delle collettività locali oggi costrette a prenderne atto senza che mai i loro passati amministratori ne sapessero qualcosa o fossero stati consultati in merito a quanto si stava facendo con la motivazione di ampliare il Parco Nazionale ad un solo settore, zona o area, e non già, come si è fatto, di provvedere a ritoccare la perimetrazione del Parco Nazionale nel suo complesso. E ciò senza che mai fossero in merito avvisati i cittadini proprietari dei suoli e/o gli amministratori comunali degli stessi.

Giudichino i lettori se si è sbagliato nel titolare questo Rapporto e commento giornalistico con le parole “gioco di parole”! E se sia stato corretto, legittimo, giusto e democratico agire in questo modo con l’intenzione e la motivazione, quale effettivamente fu, solo quella di proteggere la Natura del Parco Nazionale d’Abruzzo.

Murialdo, 29 Marzo 2025
Franco Zunino
Segretario Generale AIW