Monumenti della Natura
CASTAGNO DELL’ACQUANDREOLA

La freccia rossa indica l’ubicazione del Castagno (evidenziata in verde).

ORGANISMO:Soggetto privato - Associazione Italia per la Wilderness
LOCALIZZAZIONE:Comune di SESSO AURUNCA Provincia di (CE)
ANNO:2012
ESTENSIONE:

0,03 ettari

ZONE TUTELA: 
REFERENTE:Arch. Felice Tomeo - Tel 0823.925779
LINK: 

 

L’albero è considerato il più grande e vecchio castagno dei castagneti da frutto che rivestono ancora l’intero cono del vulcano spento di Roccamonfina. L’albero è ubicato in una località della cosiddetta “Vallemarina” nota per essere stato uno dei covi del brigantaggio nell’epoca post-unitaria. L’eccezionale albero ha una circonferenza di ben 7 metri a petto d’uomo, quindi un diametro di oltre 2 metri. Pur con una chioma che negli anni ha subito anche drastiche capitozzazioni al fine di preservarne la vitalità e la produttività, l’albero si presenta ancora nella sua spettacolare monumentalità, accresciuta dalla caratteristica di essere cavo con un’apertura laterale a livello del terreno che consente anche ad una persona di accedervi facilmente. In effetti, il grande valore naturalistico e culturale di questo albero è caratterizzato dal fatto di avere raggiunto un’età plurisecolare e forse anche ultra millenaria.

NOTE:

I castagneti che hanno reso famosa Roccamonfina (Caserta), sono forse tra gli ultimi in Italia di una certa estensione dove si è mantenuta l’antica coltivazione intensiva, come un tempo avveniva in gran parte della montagna italiana prima che la recrudescenza delle malattie che hanno colpito il castagno nel secolo scorso spingessero gran parte dei proprietari a tagliare e svendere alle ditte boschive e del tannino i loro castagneti; una pratica che ancora prosegue oggi, con un danno incredibile che se un tempo incise solo sull’economia agraria, oggi ha anche un effetto sulla biodiversità che a questi antichi e vecchi alberi è legata (si pensi alle tante specie di uccelli e mammiferi che dai castagni trovano sostentamento o rifugio, anche per la riproduzione). Sulle pendici dell’antico vulcano spento di Roccamonfina tutti i Comuni che se ne suddividono il territorio, oggi inseriti nell’omonimo Parco Regionale, la coltivazione del castagno da frutto ha quindi mantenuto viva una tradizione praticamente estinta quasi ovunque, composta non solo dalla produzione delle rinomate castagne, ma da tutte le attività agricole connesse alla sua coltivazione (pulitura del sottobosco, potatura degli alberi, raccolta e confezionamento del prodotto). Oggi questi castagneti sono minacciati anche dall’ultima delle malattie che hanno colpito quest’albero di antichissima importazione dall’Asia minore, il Cinipide o Vespa del Castagno, di provenienza cinese. Mentre le autorità stanno cercando una soluzione all’assalto di questa nuova malattia, che se minaccia la produzione dei frutti, almeno non mette immediatamente a rischio la sopravvivenza degli alberi, ma che potrebbe portare i proprietari alla stessa scelta che già altri fecero all’epoca dell’assalto delle altre malattie; ovvero alla vendita alle ditte del legname i centenari ed anche millenari alberi che tanta fama hanno dato a Roccamonfina, riducendo in sterili cedui quei boschi che sono oggi una vera e propria foresta di antichi alberi ancorché resi “domestici” dalle cure dell’uomo.

Il Monumento della Natura si deve al filantropico gesto del proprietario, Avv. Stefano Bartoli (Galluccio, CE), che lo ha voluto dedicare all’antenata della famiglia Bartoli, Donna Virginia Galdieri Per essere stata l’artefice di quest’oasi di tranquillità e di pace.