Combattere i cambiamenti climatici… o solo fare affari?

  1. Si apprende con soddisfazione di come in America l’amministrazione Biden abbia dimostrato ancora una volta la concretezza con cui in quel Paese si giunge alla conservazione di ampi territori selvaggi, e di come si sia riconosciuto quello che in Europa ed in Italia si stenta a fare; ovvero, che per combattere la CO2 non è tanto importante piantare nuovi alberi (da noi molto in auge per il giro di milioni di Euro che stanno dietro a queste operazioni di rimboschimento!) quanto a salvare le foreste mature. Cosa che però impedisce il loro sfruttamento, e quindi si capisce perché in Europa e in Italia in particolare, ci si guardi bene dal farlo, preferendo – come fanno in Brasile, dove si abbattono le foreste primarie per poi rimboschire con specie esotiche a rapido accrescimento, così da poterle poi tagliare nuovamente – consentire il taglio delle foreste mature e nello stesso tempo piante milioni di alberelli. Così da una parte ci si guadagna e dall’altra si stanziano soldi su cui fare le solite “creste”: il business è business, bellezza! Infatti, il Senato americano ha recentemente approvato una legge che tra le varie iniziative per ridurre le emissioni di CO2 del 40% entro il 2030, ha anche stanziato fondi per preservare e/o restaurare le foreste primarie (ma anche per dare maggiore tutela ai Parchi Nazionali). Che poi da noi è come se lo avessero fatto per salvare le “foreste vetuste” comprandole o rifondendo ai proprietari il loro valore di legnatico! Ma è proprio, e forse, per questo che in Italia queste cose non si fanno, preferendo da un lato il metodo impositivo e dall’altro non rinunciare ai tagli delle foreste mature (che avrebbe un’azione immediata sul combattere la CO2!) e poi piantare nuovi alberi dicendo che lo si fa per combattere la CO2 (con effetti ben di là da venire, nonostante, dicono, l’urgenza di farlo: 2030!); metodo adottato tanto da sinistra quanto da destra: per dire come gli estremi a volte si tocchino!

 

  1. Non è quanto meno strano che in questo paese dove per difendere la natura si è sempre fatto molto poco, e quel molto poco anche molto male, improvvisamente tutti i politici e i loro Partiti (perfino il Presidente della Repubblica!) sono divenuti dei Greta supporter? Così, improvvisamente, solo per qualche giorno di clima torrido, di trombe d’aria, di montagne che franano e di ghiacciai che continuano a sciogliersi (come peraltro hanno sempre fatto); segno evidenti di un cambiamento globale, ma appunto, non solo e tanto italiano quanto globale. La cosa ci riempie di gioia, ovviamente, ma anche ci preoccupa, perché conoscendo i nostri politici possiamo già immaginare quali disastri ambientali essi combineranno con i soldi dei provvedimenti che tutti i Partiti dicono di voler stanziare: finirà che avremo un Italia certamente più “ecologica”, più “sana” e “salutare”, ma a spese della sua bellezza che poi è la vera risorsa del nostro Paese! Perché, quanto verrà fatto risulterà uno scempio incontrollabile della Natura intesa come Natura, habitat naturali e paesaggi; quindi, a scapito proprio della Natura che sarà ancora più violata, violentata, addomesticata, asservita ai bisogni e alle esigenze di salute e di benessere fisico dell’uomo. In pratica, né più né meno, ma solo in modo diverso e con diverse motivazioni, di quello che l’uomo ha fatto fino ad oggi! Si sfregia il Pianeta con la motivazione di salvarlo! Peraltro, come se stanziati soldi per i tanti provvedimenti definiti “pro lotta ai cambiamenti climatici”, essi servissero a far cambiare qualcosa, quando ciò non sarà possibile se non daranno il loro FONDAMENTALE contributo le grandi e più popolose nazioni del mondo. Peraltro col rischio che sia magari tutto inutile qualora se dovesse risultare che la colpa non è dell’uomo, ma del Creatore (leggasi cicli e fenomeni universali)! E questo dà da pensare. Dà da pensare che, appunto, ciò che interessa a TUTTI i Partiti politici non sia la lotta o la contribuzione alla lotto per il cambiamento climatico, ma siano i soldi per condurla! E allora i dubbi si fanno ancora più pesanti!
  2. Fanno i soldi in Europa e in Nord America, e poi li vanno ad investire in Amazzonia. Ecco dove vanno a finire i miliardi di dollari ed euro di tanti imprenditori del mondo dello sport (stranamente, quasi mai dal mondo dello spettacolo, che invece di solito si schiera a favore della conservazione della Natura e per altre iniziative sociali). L’ultima notizia ci giunge dal Peru via la benemerita Survival International, dove, si apprende, che il pilota automobilistico amatoriale Francois Perrodo, uno degli uomini più ricchi di Francia, già fattosi notare per gravi danni ambientali in Africa e America Latina, ed ora presidente di una società per lo sfruttamento petrolifero e gassoso, si sta opponendo alla creazione di una Riserva denominata Napo-Tigre che nell’Amazzonia peruviana dovrebbe sottoporre a protezione una vasta zona per proteggere alcune tribù indigene incontattate e il loro mondo, che anche un grande scrigno di biodiversità. Una richiesta di salvaguardia che dura da venti anni e che finalmente sembra essere in dirittura d’arrivo con una legge speciale che impedirebbe gli sfruttamenti; ma che, appunto, la compagnia petrolifera Perrero, anglo-francese, tramite contatti politici con la Presidenza del Peru, vorrebbe far cancellare per avere campo libero negli sfruttamenti! Una linea politica ben nota e condivisa da personaggi quali Bolsonaro in Brasile e Trump negli USA, per i quali il business sta sempre al di sopra di ogni altro valore.

   

Murialdo, 21 Agosto 2022

Franco Zunino
Segretario Generale AIW