E’ successo che per la prima volta a memoria d’uomo un orso marsicano sia giunto ad aggredire un uomo, e che lo abbia fatto senza che l’uomo avesse avuto un comportamento che giustificasse l’aggressione (come avvenne nei lontani anni 40,50 o 60 del secolo scorso, quando a Lecce nei Marsi un pastore che aveva sparato e ferito un orso, credendolo morto gli si avvicinò, e l’orso rialzatosi lo aggredì conciandolo molto malamente); ovvero, che non abbia solo tenuto un atteggiamento aggressivo senza portarlo a termine (personalmente ne subii due risoltisi in questo modo), ma che abbia proseguito l’attacco fino all’effettiva aggressione fisica come è successo lo scorso 21 dicembre nel caso dell’escursionista lungo la strada di Forca d’Acero (sul versante laziale del Parco, appena fuori dai suoi confini).

Capire la ragione di quest’aggressione, insolita per la mite sottospecie Orso marsicano, non è importante (la presenza del cane e dei cuccioli potrebbe essere una spiegazione). E’ importante il fatto in sé per sé: ovvero, che un orso, animale predatore di grossa molte, ha aggredito un uomo. E che se lo ha fatto è perché era in grado di farlo. Ed è quello che tanti, troppi naturalisti e zoologi (ma piuttosto zoofili!)  ritengono non sia possibile al punto tale da negare la realtà dei fatti, come è nel caso del lupo, le cui aggressioni in tutto il mondo sono state moltissime, ma che loro (gli zoofili/lupofili!) hanno sempre negato negando l’innegabile.  Per partito preso o per fede. Purtroppo per loro, questa non è la verità. I predatori sono predatori per indole e necessità naturale (procacciarsi il cibo), per cui dovrebbe sempre essere tenuto in considerazione il fatto che questi animali possono divenire pericolosi anche per l’uomo. Ed è l’uomo che, in quanto essere più intelligente, deve comportarsi in maniera tale da ridurre il minimo delle possibilità che il fatto possa succedere. Tutto qua.

Purtroppo questo non avviene nel Parco Nazionale d’Abruzzo, dove, anzi, sono le stesse autorità che hanno, se non creato volutamente, almeno indirettamente favorito, situazioni che possono e potranno in futuro favorire forme di comportamenti aggressivi o situazioni potenzialmente tali, come già è stato in qualche caso (es. Villavallelonga, quando un orso entrò in una casa abitata, o in stalle a Scanno, Collarmele, ecc.), ovvero, evitando volutamente di contribuire al mantenimento dell’antico rapporto rurale tra uomo e orso  quando l’orso si cibava dei prodotti dell’agricoltura e della pastorizia. Ciò non tanto non facendo, quanto accettando il degrado di quel rapporto per favorire un ipotetico ritorno dell’orso alla vita naturale che in Italia risaliva a forse migliaia di anni fa (è questo lo scopo di tanti NON provvedimenti presi dalle autorità!). Ed ecco, di conseguenza, lo sbandamento della popolazione per la ricerca di quel cibo che da migliaia di anni l’orso aveva abbinato all’uomo. E visto che l’uomo vive nei paesi, ecco che gli orsi hanno iniziato a frequentare i paesi.

Ma non solo questo, l’uomo un tempo frequentava le montagne e le foreste assai più di quanto non facciano oggi i turisti, solo che l’uomo rurale frequentava poche zone e sempre le stesse, compresi gli itinerari. L’uomo turista va invece ovunque, sfruculia ovunque per vedere e fotografare, da cui il processo di abbandono del parco iniziatosi proprio con l’inizio della politica turistica-escursionistica portata avanti dal Parco a partire dagli anni ’70 del secolo scorso. Un processo e fenomeno comportamentale di “emigrazione dispersiva” sul quale si è poi imperniato anche un altro aspetto che tanti ignorano o fingono di ignorare: la vera e propria manipolazione a cui negli ultimi decenni ormai innumerevoli individui di orsi sono stati assoggettati, con le catture e ri-catture e collarizzazioni; una manipolazione che forse ha contribuito non poco all’addomesticamento di questi animali, e su cui mai nessuno ha studiato – benché  questo fenomeno dell’addomesticamento sia “endemico” degli ultimi decenni. Infatti, nonostante i tanti studi di biologia ed etologia, NESSUNO STUDIO È STATO PROPOSTO, PROGRAMMATO, FINANZIATO E CONDOTTO PER CAPIRE IL PERCHÈ DI QUESTO FENOMENO MAI VERIFICATOSI IN PASSATO! Come non pensare che la ragione di questo “silenzio”, e mancanza, del mondo scientifico e delle autorità, sia proprio nel fatto che un tale studio potrebbe portare a conclusioni non certo auspicabili né tanto meno desiderabili da parte di quanti questa politica hanno innescato, incentivato e portata avanti fino ai nostri giorni senza soluzione di continuità? Parafrasando quello che un tempo disse il noto ecologo Aurelio Peccei (Presidente del Club di Roma) riferendosi al lupo, oggi anche per l’orso marsicano «Non abbiamo bisogno di più conoscenze, di più tecnologie, di più strumenti per impedire che le spiagge siano sporche, che l’ultimo lupo d’Abruzzo [oggi l’orso marsicano] non muoia. Occorre però, la volontà di risolvere questi problemi.»

E questo benché le prime misure da prendersi a protezione dell’orso furono scritte e proposte dal sottoscritto già nei primi anni ’70 del secolo scorso: ebbene, sono trascorsi oltre 50 (cinquanta!) anni E NESSUNA AUTORITÀ LE HA MAI FATTE PROPRIE. Sono stati spesi milioni di Euro in ricerche più o meno inutili (è stato scritto, ben oltre 13/15 milioni!) e NULLA SI È MAI FATTO PER LA VERA PROTEZIONE DELL’ORSO MARSICANO E DEL SUO HABITAT!

Oggi troppa gente se ne occupa, monitorando inutilmente alcuni individui (a che pro? Peraltro proseguendo con catture e ri-catture per poterlo fare, quindi manipolandoli!), portando turisti sui “sentieri dell’orso” (magari pagando lauti ticket!), gestendo rifugi praticamente sulla “porta” delle tane dell’orso, apponendo cartellonistiche inutili o alzando barriere lungo le strade, realizzando podcast andando a sfruculiare nella sua vita più intima e incentivando il desiderio di tanti di andare a vedere l’orso, trovarlo, filmarlo… in altre parole, disturbarlo (anziché chiudere tante aree al turismo, sull’esempio dei nativi americani ed i loro grizzly)! Tutto meno che favorire l’agricoltura e la pastorizia ovina per ricreare l’antico rapporto uomo-orso che ne aveva permesso la conservazione fino ad oggi! E peggio ancora, esaltando come positivo il fenomeno “emigratorio dispersivo” che ha praticamente disgregato (con tutte le ovvie conseguenze del caso) l’esigua popolazione dell’orso marsicano, ormai ridotta a poche decine di individui.

Presto invece sentiremo dire che per salvare questa unicità zoologica, qualcuno proporrà di importare dalla Grecia o Albania o Montenegro, esemplari di suoi “cugini” meridionali! E allora torneranno in ballo altri milioni di Euro in studi e ricerche e gestione! Purtroppo, siamo in Italia e non negli USA (loro il problema del Grizzly lo hanno risolto già molti anni fa, dopo non troppi studi e, invece, tante messe in pratica delle proposte di protezione e conservazione che erano la VERA finalità di quegli studi)!

Ora si parlerà a lungo di questa storica aggressione (forse anche nelle aule giudiziarie), come se la colpa non fosse dell’orsa, che ha fatto il suo dovere di mamma, ma del turista che la ha subita! E sarà un altro modo per distogliere l’attenzione dai veri problemi che affliggono l’Orso marsicano!

Murialdo, 1 Gennaio 2023

Franco Zunino
Segretario Generale AIW
(Primo studioso sul campo dell’Orso marsicano)

1 gennaio 2023

Sull’aggressione di un’orsa ad un escursionista laziale: Commento di inizio anno di esperto ignorato 

E’ successo che per la prima volta a memoria d’uomo un orso marsicano sia giunto ad aggredire un uomo, e che lo abbia fatto senza che l’uomo avesse avuto un comportamento che giustificasse l’aggressione (come avvenne nei lontani anni 40,50 o 60 del secolo scorso, quando a Lecce nei Marsi un pastore che aveva sparato e ferito un orso, credendolo morto gli si avvicinò, e l’orso rialzatosi lo aggredì conciandolo molto malamente); ovvero, che non abbia solo tenuto un atteggiamento aggressivo senza portarlo a termine (personalmente ne subii due risoltisi in questo modo), ma che abbia proseguito l’attacco fino all’effettiva […]