Sul Lupo nelle Alpi. Se gli esperti sono tali come tutti giustamente riteniamo quando si presentano o vengono presentati come tali, non sarebbe opportuno che non si contraddicessero mai? Altrimenti i dubbi restano, specie quando dibattono su fatti discussi e/o discutibili. Ora, da anni è divenuto notorio che nelle Alpi è presente un miscuglio fenotipico indecifrabile di “lupi”, che però i suddetti esperti ritengono siano tutti appartenenti alla popolazione centro-appenninica che, essendosi accresciuta, sarebbe arrivata ad occupare la catena alpina (lo hanno dimostrato con giochini cartografici, poi divenuti verità assoluta – ma mai dimostrata con inoppugnabili dati alla mano: vero solo perché così è stato scritto e così deve essere!). Al contrario da anni il sottoscritto va sostenendo che quei lupi ebbero probabilmente origine da inopinate liberazioni abusive sul versante francese effettuate negli anni ’90 del secolo scorso, e forse poi proseguite anche da altre parti nelle Alpi nord orientali, sempre da “manine” rimaste misteriose; alle quali poi, ma solo nei decenni successivi, si è certamente aggiunto anche qualche arrivo veramente spontaneo dagli Appennini e dalla Slovenia.

Ecco, capita ora di visionare una tavola edita dalla Princeton University Press (USA) nel 2010, curata da certo José R. Caziollo, dal titolo Canids of the World. Bene, vi si nota come l’Italian Wolf (Canis lupus italicus) sia rappresentato fenotipicamente in modo molto diverso da tutte le altre sottospecie, dall’Iberian Wolf (Canis lupus signatus) e, soprattutto, dall’Euroasian Wolf (Canis lupus lupus). Ma quello che colpisce del Lupo italiano sono proprio: la postura, il colore del mantello, e la lunghezza ridotta della coda. Questo per dire che chi ha realizzato il disegno si è indubbiamente ispirato ad esemplari effettivamente appenninici. Quindi, per quali ragioni sulle Alpi esiste invece il marasma di fenotipi diversi, evidenti in tante foto e riprese video? Come mai uno studioso evidenzia un fenotipo ben identificabile (almeno come modello campione), se poi certi “esperti” hanno asserito più volte che secondo il DNA tutti i lupi sono uguali? E che addirittura non esiste un DNA diverso dai cani domestici – che effettivamente detta tavola identifica e rappresenta come Domestic Dog (Canisl lupus familiaris)? Perché tanta paura a riconosce che effettivamente il Lupo appenninico è sottospecie distinta – e ben distinta! –, dalle altre sottospecie? E a quali sottospecie, quindi, appartengono gli esemplari del “marasma” alpino?

Questo è l’enigma che per PRIMA COSA andava studiato e risolto, prima di trastullarsi in inutile indagini di biologia partendo dal presupposto (mai inconfutabilmente provato!) che nelle Alpi occidentali il Lupo è arrivato dagli Appennini! E poi, perché ogni tanto dare notizie di ibridi senza mai dire che anche l’ibridazione tra sottospecie diverse mette a rischio quella appenninica, e non solo l’ibridismo con cani domestici – fenomeno peraltro assai più raro di quanto si cerca di far credere, magari per allontanare il sospetto delle inopinate liberazioni di lupi “alpini” di fenotipi molto, ma molto, discutibili? Questa è la chiarezza che gli esperti, quelli veri, dovrebbero fare (avrebbero dovuto fare ormai decenni or sono, quando gli indizi erano freschi!).

Solo così si potrebbe (avrebbero potuto da molto tempo!) stabilire dove, quanti e quali esemplari eliminare per ridurre il loro impatto sulla fauna domestica (con danni che quasi nessuno rimborsa al 100% reale!) e selvatica, anziché trastullarsi nei laboratori, o indagare su comportamenti e biologia del lupo; ovvero su cose già ampiamente note e stranote! Come non pensare che questi “esperti” alla fin dei conti, almeno per l’Italia, non abbiano finito per accontentarsi di un lupo qualsiasi pur che ci sia il lupo? Ma è, o sarebbe, questa, serietà scientifica? E, quindi, come non citare la solita saggia manzoniana massima ai posteri l’ardua sentenza? Non discutere sul SE È IL CASO o meno di ridurre il numero di lupi oggi presenti in Italia per poi stabilire sempre che non è il caso (ipocritamente ignorando che intanto allevatori e pastori pagano di tasca loro i danni!).

Ed ecco l’ultima “dezinformatzija” (дезинформация) del WWF sulla presenza del Lupo in Italia dopo la notizia dell’avvenuta barbara (barbara, perché illegale!) uccisione di 3 esemplari nelle Marche:

Scrive il WWF: «Lupi alpini: 293 esemplari. Lupi appenninici: 1.580. Questo è lo stato di conservazione di questa specie, oggi. I numeri di oggi sono migliori rispetto al picco peggiore mai raggiunto – quello degli anni 70 quando in tutto il nostro territorio si contavano solo 100 lupi rimasti – ma ancora si contano sulla dita.»

VERO? NO! Perché è la stessa dinamica di crescita riproduttiva dei lupi a smentirlo, visto che secondo un calcolo pessimistico (ma molto pessimistico!) basato sulla suddetta dinamica, peraltro diffusa dagli stessi esperti della specie, solo nel 2018 in Italia non c’erano meno di circa 5.000 Lupi (calcolo ampiamente diffuso, ma MAI smentito da esperti od autorità!). A meno che la biologia e la matematica non debbano considerarsi mere opinioni!

Scrive il WWF: «Nonostante non rappresentino più una minaccia diretta per l’uomo (l’ultimo attacco ad un uomo risale al 1825) sono tuttora perseguitati brutalmente. Ogni anno, si stima che tra i 200 e i 500 lupi muoiono uccisi da fucilate, veleno, trappole e lacci.»

VERO? NO! Perché a smentire quest’affermazione c’è un autorevole Rapporto del Ministero dell’Ambiente della Norvegia stilato da 18 esperti del lupo di ben 10 nazioni europee, Italia compresa (compartecipe il massimo esperto italiano della specie!) da sempre tenuto, se non nascosto almeno mai citato negli interventi sul lupo da parte del WWF, sebbene l’autorevole esperto italiano abbia fatto (e forse ancora fa parte) del WWF o ne è stato membro collaboratore per molti anni. Studio nel quale si fa riferimento ai diversi bambini predati da lupi in Spagna ancora negli anni ’70 del secolo scorso. Volutamente non volendo citare i tanti fatti documentati e/o dimostrati di recenti aggressioni o tentativi di aggressioni avvenute in tutta Italia.

In quanto al numero delle uccisioni citate, se sono vere, come si spiega la mancata supposta abonorme crescita della popolazione, sempre negata dal WWF? E’ credibile che oggi in Italia vi siano solo meno di 2.000 lupi, se ogni anno se ne uccidono illegalmente dai 200 ai 500 esemplari? Biologia e matematica, mere opinioni?

Per l’ennesima volta, non si capisce per quali ragioni per difendere una causa giusta (la tutela del Lupo italico) si debbano usare mistificazioni ed omissione di fatti!

Come non deplorare il silenzio sui danni alla pastorizia e agli allevatori (milioni di Euro di danni!) che i lupi arrecano ogni anno in Italia, unica nazione al mondo dove la presenza di questa specie non viene sottoposta a controlli e riduzione numerica affinché si riducano i danni e, conseguentemente, non si aumenti l’odio sociale verso quest’animale?  

Murialdo, 27 Aprile 2022

Franco Zunino
Segretario Generale AIW

27 aprile 2022

LUPO – Ancora e sempre verità tenute nascoste, mistificazioni e disinformazioni!

Sul Lupo nelle Alpi. Se gli esperti sono tali come tutti giustamente riteniamo quando si presentano o vengono presentati come tali, non sarebbe opportuno che non si contraddicessero mai? Altrimenti i dubbi restano, specie quando dibattono su fatti discussi e/o discutibili. Ora, da anni è divenuto notorio che nelle Alpi è presente un miscuglio fenotipico indecifrabile di “lupi”, che però i suddetti esperti ritengono siano tutti appartenenti alla popolazione centro-appenninica che, essendosi accresciuta, sarebbe arrivata ad occupare la catena alpina (lo hanno dimostrato con giochini cartografici, poi divenuti verità assoluta – ma mai dimostrata con inoppugnabili dati alla mano: vero […]
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