Molti laureandi iscritti ai programmi sulla fauna in futuro saranno professionalmente coinvolti nella gestione delle popolazioni di selvaggina e della fauna ittica per gli scopi dei cacciatori e dei pescatori. Leopold credeva però che anche le specie faunistiche prive di interesse venatorio fossero importanti, e non solamente le specie da caccia, quindi «tutte le varie forme» di fauna indigena, e credeva anche che «la più grande varietà possibile di esse dovrebbe esistere in ogni comunità vivente.» Nonostante questo, egli riteneva chela caccia e la pesca fossero comunque culturalmente popolari e ben radicate tra la gente; queste attività coinvolgono infatti milioni di persone nel rapporto con le specie selvatiche e con i luoghi selvaggi. Per Leopold, quindi, era professionalmente essenziale tenere in considerazione il fatto che la caccia possa promuovere apprezzamento verso l’ecologia e l’ambiente.
Ma come non chiedersi se veramente la caccia stimoli un interesse verso l’ambiente? Se veramente essa favorisce un comportamento etico verso la natura?
La caccia è stata una delle principali attività formative per Aldo Leopold. Il suo pensiero in merito alla fauna ed all’etica comportamentale di chi pratica la vita all’aria aperta iniziò a formarsi durante la sua giovinezza, quando si accompagnava a suo padre nella caccia di anatre lungo il Fiume Illinois. Nel 1920 egli si appassionò della caccia con l’arco e cominciò a preferire l’uso di un arco costruito con le sue mani, a quello del fucile, e l’osservazione della natura ad una massiccia attività venatoria. Trasferitosi a Madison, nel Wisconsin, egli continuò a praticare regolarmente l’attività di caccia, nei campi e nelle foreste attorno alla città, e molto in là negli anni egli continuò a trovare soddisfazione in lunghi viaggi a scopo venatorio. Tra questi, nel 1922 godette in modo particolare di una lunga spedizione di caccia in canoa sul Fiume Colorado, che divenne poi soggetto di un suo saggio (“Le lagune verdi”) edito nel famoso Sand County Almanac (1). Altre spedizioni di caccia e di pesca egli le fece nel Missouri, nel Minnesota ed in Canada, e nel 1935 godette anche della caccia nei variegati paesaggi della Germania e della Slesia (2). Ed infine, come non menzionare i suoi viaggi di caccia nelle zone selvagge della Sierra Madre occidentale, in Messico, negli anni 1936 e 1937? Lunghi spostamenti a dorso di cavallo che l’entusiasmarono per lo spirito d’avventura di cui godette.
Dall’inizio della sua carriera di cacciatore fino all’età adulta, Leopold unì sempre lo sport della caccia con il lavoro sul campo del suo sentirsi anche naturalista. Nel tenere aggiornato un suo dettagliato diario sulle osservazioni naturalistiche, egli sempre le alternava coi risultati delle attività di caccia. Dalle sue osservazioni sul campo preparò diversi brevi contributi per riviste scientifiche, inclusi alcuni dei suoi primi scritti relativi alle esperienze nel Sudovest (3). Ebbene, anche in uno di questi – rimasto inedito –, Leopold fece riferimento alla caccia nel riportare le sue osservazioni naturalistiche: descrisse i vantaggi e le soddisfazioni che si ottengono nel tenere un diario di caccia e di pesca. Il cacciatore che guarda oltre l’uccisione in sé e annota anche le osservazioni naturalistiche, suggerisce Leopold, arricchisce non solamente il mondo della scienza, ma anche se stesso.
Aldo Leopold riteneva che al centro della caccia ci fosse l’elemento sportivo. Che cacciare in una società sempre più evoluta non avrebbe avuto per molto tempo lo scopo di portare del cibo in tavola. Che oramai essa era divenuta un modo di praticare la vita all’aria aperta, una specie di piacevole attività ludica. Ma vediamo come Leopold metteva in parole il suo pensiero sull’essenza di questa sportività. «Il cacciatore sportivo», scrisse Leopold, deve essere un «cacciatore civilizzato». Egli deve essere «un cacciatore con il cuore», uno che ha realizzato che «il suo potere di distruggere porta con sé la responsabilità di conservare». Il cacciatore sportivo «rispetta se stesso come deve rispettare l’ambiente, rispettare la selvaggina, rispettare il futuro». Il cacciatore sportivo deve essere «un cacciatore o un pescatore che sa combinare il suo inteso entusiasmo per la caccia, la preda, le cose selvagge, la seguita, con un decente rispetto per l’uomo e la natura». Secondo il pensiero di Leopold, a mano a mano che le attrezzature migliorano, il buon cacciatore deve ridurre il suo armamentario piuttosto che allargare lo zaino (4). Le leggi sulla caccia e le loro restrizioni devono provvedere ad un mero standard minimo di comportamento etico per un vero cacciatore sportivo.
Tra i benefici culturali che un cacciatore può guadagnare dal suo sport, c’è quello che Leopold definiva «valori etico-culturali». Impegnarsi nella caccia vuole dire far rivivere il processo che ha permesso la colonizzazione dell’America, rimembrare il cacciatore delle «distintive origini nazionali ed evolutive» della società americana. La caccia è strettamente legata alla sua pratica storica quando il cacciatore viaggiava deliberatamente “leggero”, utilizzando pochi attrezzi e il minor numero possibile di pallottole (5). Conscio che il cacciatore così faceva, Leopold scrisse, durante la II guerra mondiale, che egli «era culturalmente preparato ad affrontare la buia e sanguinaria realtà del presente». Quando la caccia è praticata come uno sport essa permette al cacciatore di affrontare una varietà di comportamenti etici. Quando egli caccia da solo questi vengono testati solo dalla sua coscienza, non da confronti esterni, dandogli una possibilità di costruirsi un suo carattere autorispettoso e morale. La sportività, allora, diviene una «limitazione volontaria», non solo basata su che cosa ha ucciso e sul come l’uccisione è stata fatta, ma anche sull’uso dei nuovi e moderni armamenti. Quando la caccia è basata su queste etiche sportive, essa rafforza la «distintiva tradizione americana all’autodipendenza, resistenza, manualità e bravura nell’uso delle armi».

NOTE DEL TRADUTTORE
Il presente articolo è tratta da uno dei capitoli del libro biografico su Aldo Leopold Aldo Leopold’Odyssee scritto dall’autrice; si tenga presente che anche le parti non virgolettate esprimono il pensiero di Aldo Leopold.
(1) Il Sand County Almanac è il libro che ha reso famoso Aldo Leopold nel mondo intero. Pubblicato dopo la sua morte, è una summa del suo pensiero ecologico.
(2) La famiglia di Aldo Leopold era originaria della Germania, ed egli vi ritornò prima della II guerra mondiale, traendone ispirazione per una diversa cultura forestale, dove alla pratica colturale tedesca dei boschi preferì quella del libero sviluppo praticato in America.
(3) Subito dopo la sua laurea Aldo Leopold entrò nel Servizio Forestale come responsabile di alcune foreste demaniali del New Mexico e dell’Arizona.
(4) Il significato di questa espressione è ovviamente quella di “portarsi appresso solo l’indispensabile”.
(5) Il riferimento è ai cacciatori dell’epoca pionieristica, quando l’eccessivo carico impediva o rendeva difficoltosi i lunghi spostamenti a piedi ed a cavallo.

Autore: Julianne Lutz Newton

15 luglio 2013

«CREARE UN CACCIATORE NOBILE»

Molti laureandi iscritti ai programmi sulla fauna in futuro saranno professionalmente coinvolti nella gestione delle popolazioni di selvaggina e della fauna ittica per gli scopi dei cacciatori e dei pescatori. Leopold credeva però che anche le specie faunistiche prive di interesse venatorio fossero importanti, e non solamente le specie da caccia, quindi «tutte le varie forme» di fauna indigena, e credeva anche che «la più grande varietà possibile di esse dovrebbe esistere in ogni comunità vivente.» Nonostante questo, egli riteneva chela caccia e la pesca fossero comunque culturalmente popolari e ben radicate tra la gente; queste attività coinvolgono infatti milioni […]
15 luglio 2013

SCROCCARO – ZUNINO

In passato presi posizione (Wilderness/Documenti N. 2/2011) contro il pensiero del filosofo Paolo Scroccaro, di Treviso, per contestare alcune sue idee e, soprattutto, una distorta sua diffusione del pensiero di Aldo Leopold e di Thoreau, secondo non il loro reale pensiero (che appare nei loro scritti e nelle tante biografie che di questi personaggi sono state scritte), ma quello che era il “loro” pensiero secondo il filosofo! Un evidente caso di “disinformazione” tipica di una certa declinante ideologia e di un sistema politico sprofondato dalla storia, quella storia che tanto sapientemente veniva (e forse viene ancora) manipolata per adattarla ai […]