Un esempio italiano analogo a quanto avvenne nella seconda metà del secolo scorso negli USA, quando tutto il movimento conservazionista si batté per ottenere l’approvazione dell’oggi storica e mai imitata da alcun’altra nazione al mondo “Legge per la tutela della wilderness” o Wilderness Act. Furono fatti come quello qui descritto che spinsero le autorità politiche di quel Paese ad approvare infine la legge, che proprio i dirigenti ed amministratori dei Parchi Nazionali osteggiarono fino all’ultimo (ed ancora osteggiano).

Secondo un accordo sottoscritto l’estate scorsa tra il Parco Nazionale del Circeo ed il Comune di Ponza, il prossimo anno sarà consentita l’apertura al turismo dell’Isola di Zannone, la parte più bella e selvaggia (l’unica!) del piccolo Parco Nazionale del Circeo. Un Parco che di natura selvaggia ha ormai ben poco, stretto com’è da un assalto turistico ed urbanistico tra S. Felice Circeo, Sabaudia e Ponza, dove ogni anno si riversano migliaia di vacanzieri. Una risorsa turistica enorme, che pure non basta mai. Restavano le Isole di Zannone e Palmarola come uniche aree non colonizzate; ora dal prossimo anno lo saranno anche queste. Lo consentirà un accordo sottoscritto l’estate scorsa tra il Parco ed il Comune di Ponza.
Certo, sarà “turismo sostenibile”, dicono; ovvero, un gioco di parole per giustificare l’assalto all’isola da un turismo che, per “sostenibile” che lo si voglia definire, dovrà comunque essere “redditizio” per qualcuno. E per essere redditizio non potrà mai essere “sostenibile”, perché si tratta di una contraddizione in termini. Un turismo “sostenibile” su un’isola di solo 100 ettari significa poche centinaia di persone all’anno; un turismo sostenibile che in realtà a Zannone c’è già, ed è quello di oggi, limitato alle poche persone che, autorizzate, o magari abusivamente, la vanno a visitare.
L’Associazione Italiana per la Wilderness è d’accordo a che l’Isola possa essere aperta ad un turismo sostenibile, ma che sia sostenibile veramente; e per esserlo si dovrà prima garantirne la selvaggità con una sua destinazione ad Area Wilderness, dove ogni opera urbanistica non storica dovrà esservi bandita in forma assoluta, senza mitigazioni di sorta o giustificazioni a sostegno di una risorsa turistica sostenibile (“ampliare l’offerta turistica con un impianto di iniziative sostenibili per salvare l’isola”, hanno scritto i media. Ma l’isola non si salva col turismo, bensì sottraendola al turismo!). Visite sì, limitate nel numero e nelle stagioni, turismo no. Zannone è una delle poche isole italiane rimaste selvagge; questo stato non può né deve essere svenduto per un banale turismo vacanziero che vi andrà solo perché attratto da curiosità senza trovarvi nulla di diverso da quello che già trova sulla costa del Circeo e sulle Isole di Ponza e Ventotene. L’Isola è bella vista dal mare, e dal mare andrebbe fatta godere ai visitatori (anche numerosi), non consentendo loro di sbarcare per “rilassarsi” o “educarsi”, per “fruirne con rispetto” e divenire così “consapevoli” (sempre come hanno scritto i media)! Tutte parole vuote per nascondere il vero scopo: creare business per qualcuno, certamente pochi (chi gestirà le strutture e chi provvederà ai trasporti di merci e persone). Per non dire degli appalti per i lavori di ristrutturazione…
Business è business! Saranno mai d’accordo le autorità del Parco a far sì che l’Isola non subisca ferite di sorta per adeguarla a questo business? Come non prevedere un aumento della capacità portuale, un aumento delle strutture ricettive, un aumento della sentieristica, non più originale, ma ritagliata ad hoc per questa finalità di sfruttamento “sostenibile”?
Ecco, ancora una volta abbiamo l’esempio del come negli USA si giunse al Wilderness Act, la legge che sottrae ai direttori ed amministratori dei Parchi Nazionali il loro potere di decidere in merito alle zone selvagge dei loro Parchi. Se Zannone sarà aperta al turismo pur con tutti gli “adeguamenti” del caso; se nel Parco d’Abruzzo basta pagare 50 euro per acquisire il diritto di andare a vedere l’orso anche nei suoi luoghi più delicati (creando un turismo d’élite, perché solo i ricchi possono permettersi una tale tariffa!). Ecco, tutto ciò è la riprova sempre più evidente che anche l’Italia ha bisogno di un Wilderness Act che trasferisca dai Parchi al Parlamento (e quindi al popolo) il potere di decidere in merito all’utilizzo delle zone selvagge dei nostri Parchi.
E c’è bisogno di una cultura di rispetto per le aree selvagge, che forse il popolo italiano ancora non ha, e che solo può divenire garante, poi, di un Parlamento saggio e rispettoso dei diritti anche della natura selvaggia e di chi la desidera così preservata, aperta a tutti per il diritto di tutte le generazioni a venire e non solo per soddisfare l’ingordigia delle generazioni del momento.
Non vogliamo vedere l’isola oggi immacolata sezionata dalle bianche linee dei nuovi “itinerari turistici” che possiamo immaginare, e magari piazzole panoramiche o di avvistamento faunistico, strutture adeguate per “soggiorno ecosostenibile” ed altre inevitabili cose, perché il turismo è come le ciliegie, una ne tira un’altra. Queste banalità turistiche siano riservate alla costa della penisola, a completamento degli scopi che già le caratterizzano, non in un’isola rimasta miracolosamente tale proprio perché isolata e selvaggia fino ai giorni nostri. Non trasformiamo l’Isola di Zannone in un banale pezzo di costa, in una Punta Ala o in un Monte Circeo qualunque!
Se c’è un luogo in Italia che per poterlo vedere bisognerebbe prenotare una sola visita nella vita, uno di questi posti e l’Isola di Zannone (e la sua sorella Palmarola, come già avviene a Montecristo). Questo è il vero turismo sostenibile, ogni altra forma di turismo sarà turismo consumistico, come sono divenuti i sentieri delle Cinque Terre dopo la loro trasformazione in Parco Nazionale.
Si parla di scopi educativi, ma non si possono usare i luoghi più belli d’Italia per educare la gente all’ambiente!
In pratica vi si vuole innestare un cancro che solo i posteri ci diranno come andrà a finire. Di esempi simili ne è piena l’Italia!

Post Scriptum. Il 18 settembre si è potuto leggere la seguente notizia: “Praticamente azzerata l’amministrazione comunale (di Ponza, ndr). Sette ordinanze di custodia cautelare, venti indagati a piede libero, tra cui alcuni dipendenti del Comune, e la poco onorevole ipotesi di associazione a delinquere contro la pubblica amministrazione. All’alba, manette per il sindaco, per tre assessori comunali e per tre imprenditori romani. Undici gare d’appalto tra il 2006 e il 2011, valore tre milioni di euro, sarebbero state truccate. Le indagini sono partite dalla denuncia di un imprenditore romano che aveva tentato vanamente di partecipare a una gara.”

Una notizia che avvalora le ipotesi ed i timori espressi nell’articolo. Siamo in Italia: forse l’Isola di Zannone sarà salvata proprio grazie a questi fatti, cioè grazie agli effetti indiretti di una decisione della magistratura, e non già su decisioni vincolistiche delle autorità preposte a salvaguardare l’isola, le quali, anziché emanare provvedimenti atti ad impedire quanto ventilato avrebbero rilasciato le autorizzazioni necessarie ai previsti appalti! Mai come in questo caso vale l’antico proverbio, Dio mi salvi dagli amici, che dai nemici mi salvo io!

di Franco Zunino

1 gennaio 2012

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1 gennaio 2012

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